Brunetti: mettiamoci all’ascolto di Dio e del grido dei poveri

All’inizio della Quaresima, «dobbiamo metterci in ascolto della Parola, ma non solo, dobbiamo ascoltare il grido di tanti, vittime di guerre e di violenze in più parti del mondo. Nel vangelo abbiamo sentito il profeta Isaia proclamato da Gesù: “mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore”».

Così monsignor Marco Brunetti ha introdotto l’omelia nella veglia di Quaresima celebrata ieri sera nella parrocchia del Divin Maestro ad Alba. E ha ricordato l’esperienza dei sacerdoti missionari albesi in Brasile: «Nel mio recente viaggio missionario in Brasile, come abbiamo sentito dalla testimonianza di don Luigi, ho vissuto l’esperienza di incontrare un popolo riconoscente a Dio per essere stato accompagnato nella sua storia di questi ultimi decenni, da sacerdoti albesi che a ragione loro chiamano “i nostri profeti”. Questi missionari hanno saputo camminare accanto al loro popolo e compiere con loro cammini di libertà dall’oppressione, facendosi compagni di viaggio e annunciando a loro il Vangelo».

Di seguito il testo integrale dell’omelia:

 

Veglia di Quaresima – parrocchia Gesù Divin maestro – Alba

Sabato 17 febbraio2024
Cammini di libertà agli oppressi

«Perciò, ecco, la attirerò a me,
la condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore» (Os.2)

 

Carissimi, mi introduco in questa mia breve riflessione con queste parole di Osea, in quanto mercoledì scorso abbiamo iniziato la Quaresima e quindi ci siamo lasciati attrarre dal Signore nel deserto e abbiamo iniziato insieme questo cammino di conversione.

Il Signore vuole parlare al nostro cuore, tocca a noi aprirgli e lasciarlo entrare nelle
nostre vite. Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta! Il deserto è il luogo della lotta, così è stato per Israele, così è stato per molti profeti e perfino per Gesù.

In questo tempo dobbiamo metterci in ascolto della Parola, ma non solo, dobbiamo ascoltare il grido di tanti, vittime di guerre e di violenze in più parti del mondo. Nel Vangelo abbiamo sentito il profeta Isaia proclamato da Gesù: “mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore».

Il deserto è il tempo del cammino lungo e faticoso. Siamo chiamati a farci compagni di viaggio di tanti nostri fratelli e sorelle e condividere con loro le sofferenze e le oppressioni per condurli alla piena libertà, come è avvenuto per il popolo di Israele e per Gesù con la sua resurrezione. Papa Francesco nel suo messaggio per la quaresima ci dice che «attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà», come leggiamo nell’Esodo: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo e per farlo salire verso una terra bella e spaziosa…». Essere profeti significa fare questo percorso di liberazione interiore e sociale, sapendo che per giungere alla terra promessa dobbiamo attraversare insieme il deserto. La Quaresima, scrive ancora il Papa, è il tempo di grazia in cui il deserto torna a essere, come annuncia il profeta Osea, il luogo del primo amore.

Nel mio recente viaggio missionario in Brasile, come abbiamo sentito dalla testimonianza di don Luigi, ho vissuto l’esperienza di incontrare un popolo riconoscente a Dio per essere stato accompagnato nella sua storia di questi ultimi decenni, da sacerdoti albesi che a ragione loro chiamano «i nostri profeti». Questi missionari hanno saputo camminare accanto al loro popolo e compiere con loro cammini di libertà dall’oppressione, facendosi compagni di viaggio e annunciando a loro il Vangelo.

Sono molti i missionari che hanno annunciato il vangelo nel mondo, oltre a quelli conosciuti, qualche giorno fa sono stato, durante la mia visita pastorale a Monchiero, nella casa dove è nato un grande missionario padre Paolo Abbona, che da quel paese delle langhe partì, nell’800, per evangelizzare la Birmania, missionario che lo stesso Papa Francesco citò nel suo viaggio in quelle terre così lontane.

Gli esempi non mancano, e noi? «Anche oggi il grido di tanti fratelli e sorelle oppressi arriva al cielo. Chiediamoci: arriva anche a noi? Ci scuote? Ci commuove?», domande che il papa ci rivolge nel suo messaggio. Il deserto non è solo il tempo dell’ascolto, non è solo il luogo del cammino ma è anche il luogo dell’incontro con Dio nella preghiera.

Mosè ha incontrato Jhavè nel roveto ardente e sul monte Sinai, Gesù più volte si è ritirato in un luogo deserto a pregare. Lasciamo che il Signore parli al nostro cuore e troviamo spazi e tempo per la preghiera personale, in famiglia e comunitaria. I cammini di libertà agli oppressi saranno più agevoli se Dio cammina con noi nella preghiera come stiamo facendo questa sera in questa veglia.

Vorrei che in tutte le nostre comunità parrocchiali e di unità pastorale si prendessero in seria considerazione i progetti di solidarietà con le missioni albesi e vengano sostenuti, ma vorrei anche che siano accompagnati dalla preghiera comunitaria nelle nostre chiese e nei nostri gruppi.

Oggi, come ieri, il mondo ha bisogno di profeti che annuncino la liberazione che viene
dal Vangelo, in questo tempo i profeti siamo tutti noi! Amen.