L’omelia di Marco Brunetti in apertura dell’anno pastorale

«Convocati quest’oggi per aprire insieme l’Anno pastorale che prevede il III° anno del Cammino Sinodale e l’inizio della visita pastorale alla nostra cara Diocesi», l’augurio che ci facciamo è quello del Salmo 80: «Dio degli eserciti, ritorna! Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato». Così ha esordito monsignor Marco Brunetti nell’omelia della celebrazione in cattedrale in avvio dell’anno pastorale che prevede la continuazione del Cammino sinodale e l’inizio della visita del vescovo alla diocesi di Alba.

«La visita pastorale, che oggi mi appresto ad iniziare, vuol essere un camminare fra i filari della Vigna del Signore, che sono le nostre Comunità, i nostri gruppi e le nostre realtà ecclesiali e sociali; vuol dire raccogliere i frutti che ci sono, potare i tralci fecondi, tagliare i rami secchi, liberandoci da tante strutture pesanti e superflue. Per compiere tutto questo c’è bisogno dell’apporto di tutti, nessuno escluso», ha commentato il vescovo di Alba, annunciando anche la consegna al termine della celebrazione, «come segno del mandato pastorale», la sua lettera pastorale “Chiamati a lavorare nella vigna del Signore”.

«Fra poco», ha continuato Brunetti, «accoglieremo la richiesta di ammissione al diaconato permanente di Bruno e a fine mese ordinerò diacono permanente l’accolito Fulvio, chiamati a lavorare nella vigna del Signore, ma accanto a loro quanti ministeri battesimali o laicali ci sono di fatto nelle nostre comunità, penso ai catechisti, ai ministri straordinari della comunione, ai lettori, agli accoliti e a tutti gli operatori pastorali nei vari ambiti, i quali si prendono cura della Vigna del Signore». I candidati al diaconato permanente sono Fulvio Dalpozzo di Narzole e Bruno Morcaldi di Alba.

Al centro, in abiti civili, Bruno Morcaldi che durante la celebrazione ha fatto richiesta di accedere al diaconato.

Di seguito il testo integrale dell’omelia:

Il candidato diacono con la famiglia.

Omelia 7 ottobre