Omelia in occasione della Santa Messa di apertura del nuovo Anno Pastorale, nel III anno del Cammino Sinodale e inizio della Visita Pastorale

07-10-2023

“Dio degli eserciti, ritorna!

Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,

proteggi quello che la tua destra ha piantato…”.

Carissimi fratelli e sorelle,

catechisti, giovani, famiglie, religiose e religiosi, diaconi e presbiteri della Santa Chiesa che è in Alba, pace a voi!

È l’augurio che ci facciamo sentendoci veramente umili operai della vigna del Signore, convocati quest’oggi per aprire insieme l’Anno pastorale che prevede il III° anno del Cammino Sinodale e l’inizio della visita pastorale alla nostra cara Diocesi.

L’invocazione del Salmo 80 con cui ho aperto questa mia omelia ci invita a invocare il ritorno del Signore: quella venuta nella Parusia alla fine dei tempi, ma anche per la nostra vita e la nostra Chiesa. Vieni Signore! e visita questa vigna che siamo noi, la tua Chiesa, il nuovo Israele che tu hai piantato e costituito e per cui sei morto e risorto e donaci salvezza e protezione.

I Vangeli di queste ultime domeniche ci parlano di Gesù che racconta alcune parabole ai suoi discepoli che hanno come metafora la vigna.

Nella prima parabola Gesù invitava tutti ad andare nella sua vigna, nella seconda invita a fare la sua volontà senza ipocrisia, in quella di oggi a riconoscere la venuta del suo Figlio a raccogliere i frutti della vendemmia. La lettera pastorale che consegnerò a tutti voi al termine della celebrazione, come segno del mandato pastorale, si ispira proprio a queste pagine del vangelo e si intitola “Chiamati a lavorare nella vigna del Signore”.

Con queste Parabole, in particolare la prima, Gesù ci dice che c’è per tutti una chiamata del Signore a lavorare nella sua vigna. Chiamata che non riguarda solamente il Vescovo, i Sacerdoti, i Diaconi, i Religiosi e le Religiose, ma tutti i Battezzati.

Alcuni ricevono l’invito di Gesù all’alba della loro vita, a un’età molto giovane. Altri vengono chiamati quando hanno già percorso buona parte del cammino. E tutti in circostanze molto diverse: quelle che offre il mondo in cui viviamo e la storia personale di ciascuno.

Lavorare nella vigna del Signore è quindi entrare in relazione con la Chiesa e con il Signore, quale sia l’età che ci troviamo ad avere; è collaborare con Gesù, diffondendo la sua Parola di vita, avvicinando le persone ascoltandole ed accogliendole, è spalancare le porte a tutti, è testimoniare la carità, come dono.

Ancora nella prima parabola Gesù ci spiega che il padrone della vigna è sempre generoso con tutti, anche con gli “operai dell’ultima ora”. Essi devono almeno possedere la retta intenzione, agire in buona fede e sforzarsi di essere fedeli al Vangelo.

Il messaggio che ci dona il Signore, con questa parabola, è che nessuno è escluso dal suo amore, dalla sua misericordia. Tutti siamo amati da Lui, indipendentemente dai tempi, dai modi e dai luoghi in cui lo abbiamo incontrato nella nostra vita ed abbiamo corrisposto alla sua chiamata.

 

Mi torna alla mente l’urlo in spagnolo di Papa Francesco a Lisbona alla distesa infinita di giovani presenti in quel grande parco, scandito per tre volte: “Todos, todos, todos”, chi di voi giovani era presente credo se lo ricordi bene.

È triste constatare che qualcuno si senta rifiutato o escluso per tante ragioni, invece di essere accolto e compreso, superando tante rigidità.

 

La Visita Pastorale, che oggi mi appresto ad iniziare, vuol essere un camminare fra i filari della Vigna del Signore, che sono le nostre Comunità, i nostri gruppi e le nostre realtà ecclesiali e sociali; vuol dire raccogliere i frutti che ci sono, potare i tralci fecondi, tagliare i rami secchi, liberandoci da tante strutture pesanti e superflue.

Per compiere tutto questo c’è bisogno dell’apporto di tutti, nessuno escluso.

Tutti noi sappiamo quanto sia faticoso lavorare nella vigna, ma la gioia della vendemmia supera e fa dimenticare ogni fatica.

 

Un primo messaggio della parabola evangelica che fa da sfondo alla nostra riflessione «sta nel fatto stesso che il padrone non tollera, per così dire, la disoccupazione: vuole che tutti siano impegnati nella sua vigna. E in realtà l’essere chiamati è già la prima ricompensa: poter lavorare nella vigna del Signore, mettersi al suo servizio, collaborare alla sua opera, costituisce di per sé un premio inestimabile, che ripaga di ogni fatica. Ma lo capisce solo chi ama il Signore e il suo Regno; chi invece lavora unicamente per la paga non si accorgerà mai del valore di questo inestimabile tesoro» (Benedetto XVI, Angelus, 21 settembre 2008).

 

Fra poco accoglieremo la richiesta di ammissione al diaconato permanente di Bruno e a fine mese ordinerò diacono permanente l’accolito Fulvio, chiamati a lavorare nella vigna del Signore, ma accanto a loro quanti ministeri battesimali o laicali ci sono di fatto nelle nostre comunità, penso ai catechisti, ai ministri straordinari della comunione, ai lettori, agli accoliti e a tutti gli operatori pastorali nei vari ambiti, i quali si prendono cura della Vigna del Signore.

 

Sono anche certo che il Signore della Vigna ha deposto nel cuore di giovani, ragazzi e ragazze, delle nostre comunità il seme della chiamata alla vita religiosa e al Presbiterato che attende solo di essere accolto per germogliare e portare frutto per il bene della Chiesa.

 

Coraggio giovani, non abbiate paura di accogliere la chiamata di Dio che vi invia nella sua vigna!

Il giusto atteggiamento per vivere il Cammino sinodale e la Visita Pastorale è quello di sapervi vedere come in filigrana la visita stessa di Gesù in mezzo al suo popolo, vedere la sua opera in mezzo a noi e non aver paura delle nostre eventuali fragilità, inadeguatezze o infedeltà, perché è sua la vigna, è lui che l’ha piantata, la cura e la protegge.

Usciamo da ogni forma di rimpianto, nostalgia e scoraggiamento e guardiamo invece al futuro con speranza e fiducia in Colui che può tutto.

In questo tempo di grazia, affidiamoci allo Spirito Santo: è Lui che ci chiama e ci invia nella “Vigna del Signore”.  Amen.