Omelia in occasione della S. Messa Esequiale di don Guido Finino

04-12-2023

“Signore, nostro Dio, vieni a liberarci:

fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi”.

Carissimi, questo è il versetto del canto al vangelo che abbiamo ascoltato in questo secondo giorno del tempo di Avvento in cui invochiamo da Dio la sua liberazione e la sua infinita misericordia che ci porti alla salvezza eterna.

Il nostro confratello don Guido ci ha lasciati alla sera dei primi vespri della prima domenica di Avvento a Rodello, dopo un periodo difficile per la sua salute.

Don Finino era nato a Cisterna d’Asti il 4 agosto del 1943, ha frequentato il seminario diocesano di Alba ed è stato ordinato Presbitero il 29 giugno 1967 dal Vescovo mons. Dadone

Fu Viceparroco prima a Santo Stefano Belbo poi in San Giovanni Battista e in Cristo Re ad Alba.

Fu Parroco di Barolo e di Vergne e in seguito di Vaccheria, infine di Cravanzana, Feisoglio e Niella Belbo.

In ultimo fu cappellano presso la Casa di Riposo Ottolenghi a Mussotto.

Negli ultimi anni membro della comunità sacerdotale in Seminario.

Una vita spesa e vissuta per il Signore e la Chiesa, fedele al suo mandato di pastore ricevuto fin dal giorno della sua ordinazione presbiterale.

La sua chiamata all’incontro con Gesù risorto, al cospetto di Dio Padre, giudice e misericordioso, è avvenuto nel tempo di avvento.

È il tempo dell’attesa in cui siamo chiamati a rimanere vigilanti, con le lampade accese, pronti ad accogliere lo Sposo nel giorno e nell’ora che non sappiamo, per entrare con Lui nella gloria eterna di pace e di luce.

Tutta la Chiesa, tutti noi proclamiamo l’invocazione che leggiamo alla fine del libro dell’apocalisse: “Maranathà”, “Vieni Signore Gesù”.

La seconda venuta, quella della Parusia, sappiamo che verrà alla fine dei tempi, Gesù risorto tornerà nella gloria per giudicare i vivi e i morti.

Ma vi è una venuta che riguarda ciascuno di noi, ed è l’ora della nostra morte.

In quel momento il Signore viene per noi personalmente. Quel momento sarà per ciascuno di noi, come lo è stato per don Guido, il nostro “dies natalis”, il giorno in cui rinasceremo a vita nuova per la vita eterna.

Terminerà così quel tempo di avvento che è la nostra vita terrena per nascere con Gesù alla vita eterna.

Al Signore che viene alla fine dei nostri giorni che cosa diremo presentandoci a Lui?

Prendiamo in prestito le parole del Centurione che abbiamo ascoltato nel Vangelo e anche noi esclamiamo: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito”.

È la parola di Dio creatore e redentore che guarisce, che salva, che perdona ogni nostro peccato e ci riabilita per la salvezza.

Affidiamo don Guido e tutti noi alla parola salvifica di Dio che ha manifestato la sua infinita misericordia nel suo Figlio Gesù.

A Maria, vergine dell’avvento e madre dei sacerdoti, a tutti i santi, nostri patroni, affidiamo don Guido perché lo presenti al figlio suo Gesù nella gloria dei cieli.

Amen.