Omelia in occasione della S. Messa del Crisma

28-03-2024

Lo Spirito del Signore è sopra di me: mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio”.(Lc. 4,18.)

Carissimi sacerdoti e diaconi, sono queste le parole che oggi, nella liturgia odierna, risuonano in modo particolare per noi, convocati dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo a rinnovare le nostre promesse fatte il giorno della nostra ordinazione e a benedire gli olii santi per conferire ai nostri fedeli la Grazia dei sacramenti, segni efficaci della presenza di Gesù in mezzo a noi.

Questo passo del Terzo Isaia è un testo autobiografico in cui il profeta descrive la sua vocazione e la sua missione, la tradizione cristiana l’ha riletto in chiave messianica. Anzi, Gesù riferirà esplicitamente a sé il passo durante l’importante discorso della sinagoga di Nazareth, come abbiamo ascoltato nel vangelo di Luca.

L’unzione profetica è il segno della presenza di Dio nel suo inviato. La missione, che scaturisce da questa unzione, ha contenuti ben precisi di liberazione, di salvezza, di donazione.

La profezia del Terzo Isaia è al centro del discorso di Gesù nella sinagoga del suo villaggio. È il programma inaugurale del regno di Dio che Gesù vuole attuare nella storia e per il quale egli è stato inviato dal Padre e consacrato nello Spirito.

L’atto fondamentale è quello di portare il lieto annuncio ai poveri, proclamare quindi la grande liberazione della luce, della gioia e della pace.

Anche i cristiani sono “consacrati” nel battesimo per impegnarsi con il Cristo nell’attuazione di questo programma così che il regno di Dio sia sempre più in mezzo a noi.

Ma come non riandare con la memoria a quel momento in cui il Vescovo ci ha imposto le mani sul capo, invocando lo Spirito su di noi e ci ha unto le mani con il sacro crisma?

Oggi siamo qui, per dire grazie a Dio, per questa chiamata e per il dono ricevuto, senza meriti da parte nostra, in quanto conosciamo le nostre fragilità umane e ci sentiamo bisognosi della sua infinita misericordia.

Lo Spirito è su di noi e siamo stati unti per essere inviati a portare l’annuncio della Parola.

Il compito affidatoci ci fa tremare le gambe e talvolta abbiamo la sensazione di non riuscirne a portare il peso. Troppe le incombenze e le attività pastorali quotidiane che rischiano di scoraggiarci.

Rinnoviamo la nostra fiducia in Gesù, lasciamo che lo Spirito che è in noi ci guidi, facciamo nostra l’esclamazione dell’apostolo Pietro: “Sulla tua Parola getterò le reti” (Lc. 5,5.).

La preghiera quotidiana, la meditazione della Parola e la carità pastorale unite ad un’autentica fraternità sacerdotale, libera da ogni giudizio e invidia, ci può sostenere nel nostro cammino quotidiano.

In questo tempo, non facile anche per la Chiesa, sempre più spesso ci chiediamo chi è il presbitero, quale sacerdote per quale Chiesa. Non credo ci siano risposte preconfezionate, sarà lo Spirito a farci comprendere chi sarà il prete di domani.

Vorrei, però, condividere con voi quanto Papa Francesco ha scritto sul sacerdozio nella sua Esortazione Apostolica post-sinodale Querida Amazonia, che mi sembra illuminante per confermare la nostra gioia di essere preti oggi, il Papa scrive:

Il modo di configurare la vita e l’esercizio del ministero dei sacerdoti non è monolitico e acquista varie sfumature in luoghi diversi della terra. Perciò è importante determinare ciò che è più specifico del sacerdote, ciò che non può essere delegato. La risposta consiste nel sacramento dell’Ordine sacro, che lo configura a Cristo sacerdote. Questa è la sua funzione specifica, principale e non delegabile. Alcuni pensano che ciò che distingue il sacerdote è il potere, il fatto di essere la massima autorità della comunità.

Ma San Giovanni Paolo II ha spiegato che, sebbene il sacerdozio sia considerato “gerarchico”, questa funzione non equivale a stare al di sopra degli altri, ma «è totalmente ordinata alla santità delle membra di Cristo».

Il sacerdote è segno di questo Capo che effonde la grazia anzitutto quando celebra l’Eucaristia, fonte e culmine di tutta la vita cristiana. Questa è la sua grande potestà, che può essere ricevuta soltanto nel sacramento dell’Ordine sacerdotale. Per questo lui solo può dire: «Questo è il mio corpo». Ci sono altre parole che solo lui può pronunciare: «Io ti assolvo dai tuoi peccati». Perché il perdono sacramentale è al servizio di una degna celebrazione eucaristica. In questi due Sacramenti c’è il cuore della sua identità esclusiva”. (FRANCESCO, Esortazione apostolica Querida Amazonia, nn. 87-88.)

Fra pochi istanti benediremo gli olii santi per la santificazione della vita cristiana attraverso i sacramenti che noi amministreremo nel battesimo, nella cresima ai bambini e ai ragazzi e l’unzione degli infermi ai malati, siano per tutti un dono per percepire quella presenza dello Spirito e quella unzione di cui ci parla Isaia e Gesù nel vangelo, per portare a tutti il vangelo della gioia e della salvezza.

A voi ragazzi cresimandi che siete qui a questa celebrazione dico grazie e prego per voi perché possiate sentire la chiamata di Gesù a essere suoi amici per testimoniarlo, con la forza che viene dal sacramento della confermazione, nella vostra vita ordinaria delle vostre comunità parrocchiali.

Affido voi cari sacerdoti e diaconi, in questo giorno speciale per tutti noi, in particolare i confratelli ammalati e in difficoltà, ai nostri Santi e Beati e alla Vergine Maria, Madre dei sacerdoti, affinché intercedano per tutti noi, suscitino nuove vocazioni al ministero ordinato e ci aiutino a portare a compimento ciò che Dio ha iniziato in noi. Amen.