È Natale!
È Natale non solo perché lo impone il calendario e il tempo di Avvento che lo precede, ma soprattutto per i tanti segni e richiami a questa festa popolare che troviamo dappertutto, nelle piazze, nelle chiese, nelle scuole, in carcere, nelle case…
Fra questi segni, il più eloquente è il presepe, nonostante qualche ben pensante vorrebbe cancellarlo o ridurlo a “paesaggio medio orientale”.
Il presepe quest’anno compie 800 anni, nato dal sogno di Francesco d’Assisi che lo allestì per la prima volta a Greccio nel 1223, di ritorno dalla Terra Santa. Un segno è tale se diventa eloquente, se dice qualcosa, se invia un messaggio, altrimenti non serve. Il presepe inoltre è fatto di personaggi, si parte dalla Santa Famiglia per includere tutto il popolo, soprattutto gli ultimi, gli emarginati, i poveri.
Quest’anno quali personaggi vediamo nel presepe, in un momento storico così difficile? Considerando quanto accade intorno a noi, nel nostro mondo, i personaggi potrebbero essere alcune figure fragili, le vittime di guerre e violenze.
Il bambino Gesù lo vedo rappresentato dai bambini, anche neonati, uccisi da Hamas in Israele o da quelli morti sotto le bombe a Gaza o in Ucraina e chissà in quante altre parti del mondo, dove si perpetua la strage degli innocenti!
Le donne: mogli, madri, figlie e sorelle, le immagino rappresentate dalle tante donne vittime di violenza maschile e non solo.
Gli uomini: immigrati, carcerati, malati e perseguitati…, li ritrovo negli sbarchi sulle nostre coste, nelle celle sovraffollate delle nostre carceri, nelle lunghe attese per esami clinici nelle nostre Asl, nelle case di accoglienza, nei dormitori e mense…
Forse è il presepe che non vorremmo vedere, molto diverso da quello fatto di muschio e cartapesta, accompagnato dal canto leggiadro e dal suono delle zampogne, con il sottofondo di una bella poesia natalizia, che spero si faccia in tutte le nostre case e chiese.
Dopo 800 anni il presepe mantiene la sua forza spirituale e religiosa, ancorata al mistero dell’incarnazione che ci spinge a realizzare quel messaggio di pace, di luce e di amore di cui abbiamo un infinito bisogno. Il vero presepe è fatto da Gesù, Maria e Giuseppe, dai pastori e dagli angeli, così lo contempleremo nelle letture della notte santa, invocando “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore”.
A Betlemme, in Cisgiordania, quest’anno non vi saranno gli addobbi luminosi, ma Gesù sì, lui sarà in tutti coloro che gli credono e non si lasciano rubare la speranza, in tutti coloro che gridano “Maranathà – Vieni Signore Gesù”.
Anche ad Alba, dove invece gli addobbi ci sono, sarà Natale se riusciremo a essere solidali con quanti sono vittime nel mondo e in mezzo a noi.
Un modo possibile per un Natale solidale è aderire alla campagna Caritas della nostra diocesi che ci invita a un contributo per il Centro di accoglienza di via Pola, per l’emporio Madre Teresa di Calcutta e per i centri di ascolto sparsi sul nostro territorio.
Laurence Housman, scrittore inglese per bambini ‒ e Natale è la festa dei bambini ‒, ha scritto questa bella poesia:
La pace guardò in basso e vide la guerra,
“Là voglio andare” disse la pace.
L’amore guardò in basso e vide l’odio,
“Là voglio andare” disse l’amore.
La luce guardò in basso e vide il buio,
“Là voglio andare” disse la luce.
Così apparve la luce e risplendette.
Così apparve la pace e offrì riposo.
Così apparve l’amore e portò vita.
Buon Natale di Pace a tutti!
X Marco, vescovo