Uno strumento per rendere un servizio di giustizia e di carità alle famiglie è questo lo scopo del tribunale ecclesiastico dopo la riforma di papa Francesco. «In questi anni abbiamo lavorato con impegno e passione per darle corpo, per mettere in campo un’azione di accompagnamento e vicinanza alle coppie»: lo ha sottolineato il vicario giudiziale, don Ettore Signorile, sabato mattina in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del tribunale ecclesiastico interdiocesano piemontese. La cerimonia presieduta dal cardinale Roberto Repole, moderatore del tribunale, si è svolta al Seminario Metropolitano di Torino, con la partecipazione di alcuni vescovi piemontesi (Arnolfo, Bodo, Delbosco, Giraudo, Gallese, Testore), è stata come sempre l’occasione per fare il punto sull’attività svolta dal tribunale nell’anno precedente. «Sono convinto che il numero di fedeli che potrebbe intraprendere la via giudiziale è di gran lunga superiore alle attuali richieste di nullità, ma occorre che i fedeli siano ben consigliati e accompagnati da un’articolata e capillare pastorale famigliare» ha rimarcato don Signorile. Per questo motivo nel 2024 è stato realizzato un sussidio, che lungo tutti i mesi dell’anno è stato presentato e divulgato e i primi risultati sono già evidenti. «Trovo infatti riscontro» ha confermato il Vicario giudiziale «di un’onda lunga già nei primi mesi del 2025, che hanno visto un numero doppio di richieste di nullità rispetto a gennaio e febbraio del 2024». Quindi i libelli presentati sono in leggera crescita, anche se la diminuzione delle cause è una tendenza generalizzata, riscontrata in tutti i tribunali ecclesiastici in Italia.

Da sinistra: don Ettore Signorile e il cardinale Roberto Repole.
Continua ad essere necessario ribadire che le cause non si protraggono nel tempo, ma la sentenza avviene entro circa un anno e che i costi sono contenuti. Il 62 per cento ha avuto il patrocinio gratuito, con una partecipazione economica di poche centinaia di euro per le spese processuali. I costi di una causa sono in gran parte coperti dalla Cei.
Complessivamente il Tribunale in un anno ha preso in considerazione 157 cause di primo grado, 5 di secondo grado e 20 incarichi rogatori. Nell’anno appena trascorso il tribunale piemontese ha terminato 83 cause di primo grado (di cui 80 decise dai giudici del Teip, uno dal vescovo competente e 1 archiviata per rinuncia). Le cause trattate con “processo brevior” (che si svolge solo davanti al Vescovo nei casi in cui è particolarmente evidente la nullità del matrimonio) sono state due: una nella Arcidiocesi di Torino e l’altra nella diocesi di Biella.
Per la maggior parte delle cause la motivazione della nullità era legata alla incapacità consensuale.
Superare il pregiudizio verso chi vive l’esperienza di un legame spezzato, è l’invito di don Signorile a tutta la comunità, come a non guardare al Tribunale come a una realtà lontana, farraginosa e inquisitoria.
Dopo l’esposizione dell’attività del tribunale e l’invito a pregare per papa Francesco, la parola è passata al cardinale Repole, che ha tenuto una prolusione su “Esperienza sinodale: elementi significativi dal documento finale del recente sinodo dei Vescovi in Roma 2024”. Rivolgendosi ad un pubblico competente sul diritto canonico il Moderato ha scelto di toccare alcuni punti del documento: dalla definizione di sinodalità (luogo di ascolto e dialogo) al ruolo dei vescovi nella sinodalità. «Ci vuole sempre di più un incontro fecondo» ha detto «tra sinodalità e diritto canonico». Ha poi tratteggiato il ministero episcopale e quello ordinato. Si è soffermato sul valore degli organismi e la partecipazione, per individuare come attivare concretamente la sinodalità. Come ultimo punto ha sviluppato i ministeri ordinati, indicando che non tutti i carismi devono essere ministeri.
Chiara Genisio – Agd