Per il bicentenario della nascita del beato fondatore dell’istituto Faà di Bruno, da marzo a ottobre a Torino celebrazioni, concerti, un murales e un concorso per le scuole
Di lui ci restano lo sguardo sugli ultimi. Le donne di servizio, le ragazze madri e i loro bambini. Ma anche la spinta alla ricerca scientifica e all’innovazione. E l’inesauribile passione per l’insegnamento. Nel bicentenario della nascita, il beato Francesco Faà di Bruno ha ancora tanto da dire e da indicare alle comunità di Torino e ai cenacoli di studio internazionali. La sua figura è tuttora un esempio di spiritualità, di devozione, ma soprattutto di promozione umana. A partire dalla scuola che fondò e che porta il suo nome.
Per il bicentenario della nascita un ampio calendario di eventi
Il denso calendario di celebrazioni e incontri per ricordarne nella diocesi di Torino la vita e le opere si apre, con una messa presieduta dal cardinale Repole nella chiesa di Nostra Signora del Suffragio, il 29 marzo. Data che corrisponde al giorno della sua nascita. Lui, Francesco Faà di Bruno, nato appunto il 29 marzo del 1825, era però originario dell’astigiano. Rampollo di una famiglia dell’alta aristocrazia piemontese. I marchesi di Bruno.
«Profeta in mezzo al popolo di Dio»
Geniale e poliedrico, il Faà di Bruno ha saputo distinguersi in tanti campi – dalla scienza all’astronomia, dalla musica all’arte militare, alla docenza – Ma prima di tutto è stato un campione di carità, a servizio soprattutto delle giovani ai margini. «Un profeta in mezzo al popolo di Dio, un gigante della fede», ebbe a definirlo papa Wojtyla quando lo beatificò il 25 settembre 1988. Il suo apostolato si affianca a quello degli altri grandi santi sociali del Piemonte ottocentesco. Primo fra tutti Don Bosco, di cui non a caso il Faà di Bruno fu grande amico. ‘Pregare, agire, soffrire’: questo il motto del Faa di Bruno. Tre verbi in cui si incardinano i pilastri del suo impegno militante. Una missione di scienza e di fede.
Il progetto educativo, dono del Faà di Bruno a Torino

La personalità eclettica del Faà di Bruno non si può ricondurre ad unico denominatore. Perché lui ha avuto mille vite e altrettanti interessi. Già capitano dell’esercito sabaudo nella Prima guerra di Indipendenza, fu matematico apprezzato e, dopo la laurea alla Sorbona di Parigi, docente universitario a Torino. Riuscì poi a prendere i voti nel 1876, per concessione di papa Pio IX. Quando già aveva 51 anni. I suoi talenti sono stati dispiegati su innumerevoli fronti di azione. Ma il suo più grande dono alla città di Torino, ed al Piemonte, è stato il suo progetto educativo, a un tempo scientifico-didattico e caritativo-sociale. La scuola fondata nel 1868 dal beato, come emanazione dell’opera pia di Santa Zita avviata 9 anni prima. L’istituto Faà di Bruno che venne affidato al nucleo di religiose destinate a diventare nel 1881 le Suore minime di Nostra Signora del Suffragio.
Nostra Signora del Suffragio, faro di fede nel borgo dei dannati

Il complesso religioso si trovava e si trova anche oggi nel quartiere San Donato, all’epoca noto per le enormi sacche di povertà come il ‘borgo dei dannati’. Sempre qui il Faà di Bruno edificò anche la chiesa di Nostra Signora del Suffragio. Un pregevole tempio in stile romano-bizantino che si distingue per il campanile più alto e ardito di Torino: quello di Santa Zita, 5 metri per lato e 75 dal suolo. E dove tuttora si prega quotidianamente per i defunti, in particolare per i caduti di tutte le guerre.
Oltre alla scuola e alla chiesa, il presidio del Faà di Bruno ospita inoltre un centro studi e una biblioteca con 7 mila volumi. E anche un museo, che vanta circa duemila visitatori all’anno.
Faà di Bruno, precursore delle pari opportunità

«Tutte le opere del Faà di Bruno hanno mirato alla difesa e alla promozione sociale e religiosa, soprattutto della donna» puntualizza suor Fabiola Detomi, presidente del Centro studi dell’istituto Faa di Bruno «Possiamo ben dire che il nostro beato è stato il precursore delle pari opportunità».
Quello del Faà di Bruno è stato uno spirito davvero rivoluzionario per l’Ottocento, ma anche per periodi più recenti. Rimarca suor Fabiola: «Lui sì è dimostrato disposto a investire sull’intelligenza, la forza e la capacità di tutte le donne, giovani e anziane e di tutte le estrazioni sociali. Anzi, soprattutto quelle senza istruzione e senza diritti. E ha cercato con passione ed entusiasmo di indirizzarle e difenderle da un destino di soprusi etici ed economici». Persino i quattro grandi orologi posti sulla sommità del campanile della chiesa di Santa Zita hanno avuto uno loro obiettivo sociale. Spiega suor Fabiola: «Quello di indicare l’ora esatta a domestiche e operai. Che diversamente, per i loro fine turno avrebbero dovuto affidarsi agli orologi dei padroni. Le cui lancette erano spesso, e non senza malafede, spostate indietro».
Accoglienza alle ragazze madri, collocamento per le disoccupate

Per il riscatto e la promozione delle ragazze umili e diseredate il Faà Di Bruno seppe battersi come un leone «scontrandosi» prosegue suor Fabiola «con i pregiudizi e i luoghi comuni. Le derisioni e le umiliazioni». Il sacerdote giunse anche ad aprire una casa di accoglienza e un ufficio di collocamento per lavoratrici disoccupate, in particolare per le donne di servizio che all’epoca rappresentavano in Torino circa il 6 per cento dell’intera popolazione. E poi una casa di preservazione per le ragazze madri: “un rifugio familiare e sereno, per affrontare la maternità e avviarsi su una strada di riabilitazione morale, professionale e umana”. Non venivano neppure trascurate le giovani con problemi fisici o ritardi cognitivi. «Per loro si trovavano impieghi nella lavanderia o nella stamperia all’interno dell’istituto, che arrivò ad assumere in proprio 60 operaie».
Opifici e lavori in appalto a scopo di autofinanziamento

Il quartiere del Faà di Bruno ferveva di opere. Con la lavanderia e la stamperia, si trovavano anche un panificio economico, bagni e un lavatoio. «Si trattava di attività che davano profitti. Aperte a scopo caritativo e anche di autofinanziamento», illustra Alessandro Faà Di Bruno, pronipote del beato, vicepresidente del Centro Studi, nonché curatore del museo dedicato al prozio. «Il mio illustre avo offriva infatti servizi in convenzione. Era riuscito ad aggiudicarsi appalti persino dalle Ferrovie dello Stato e dall’Esercito». Gli opifici erano dotati tra l’altro dei più moderni macchinari, «spesso concepiti dal mio prozio». Tutto a garanzia di prestazioni di alto livello e di lavoro sicuro per la manodopera.
Pur con il cuore teso alla carità, il beato non ha mai perso di vista l’esigenza di far quadrare i conti. Continua Alessandro Faà di Bruno. «Per dare alla sua opera una fonte di sostentamento stabile, mio zio aveva pure aperto un pensionato per signore anziane di civile condizione. Tutte ospiti paganti».
Il Faà di Bruno e i legami con i centri di ricerca internazionali
Tra le tante iniziative varate dal beato, la didattica di eccellenza restava in ogni caso una preoccupazione prioritaria. «Per i ragazzi destinati a formare la futura classe dirigente torinese il Faà di Bruno aveva avviato un liceo scientifico» informa il pronipote Alessandro «perché la scienza per lui doveva essere foriera di unione tra i popoli, concordia, libertà, giustizia e fede». Il progetto del Faà di Bruno docente era quello di svecchiare l’insegnamento. «Di rinnovarlo» conferma Alessandro «anche con l’introduzione di nuove materie, come la matematica pura. Del resto mio zio si è fatto divulgatore anche in prima persona. Ha redatto trattati di ricerca avanzata. E li ha fatti circolare tra i cenacoli di sperimentazione internazionali».
La scuola Faà di Bruno per una formazione integrale

L’eredità scientifica e didattica del Faà di Bruno resta viva nelle opere dell’istituto e nella sua scuola. Come istituto cattolico paritario, il Faà di Bruno conta oggi una scuola dell’infanzia, una scuola primaria e una media. Qui le Suore minime di Nostra Signora del Suffragio propongono programmi scolastici mirati alla formazione integrale degli studenti. “La nostra scuola promuove la centralità della persona“, spiega il professor Giuseppe Parisi, docente di Lettere e Musica nell’istituto, vice-presidente Fidae per il Piemonte e la Valle d’Aosta ed esponente dell’Ufficio scolastico regionale. «Francesco Faà di Bruno affermava che tutti i mali dell’umanità nascono dall’ignoranza. Perché, diceva, ‘non si ama ciò che mal si conosce’. La risposta consisteva per lui nel guidare ed educare verso una conoscenza in armonia con il Vangelo, nell’inscindibile connubio fra scienza, conoscenza e fede. È questa una lezione che con scrupolo seguiamo anche oggi».
Contro il bullismo educazione all’uso consapevole dei dispositivi elettronici

Quanto alle nuove tecnologie – e ai rischi connessi per i giovani che vi si accostano – gli insegnanti vi prestano la massima attenzione. Per insegnare a sfruttare tutte le potenzialità dei dispositivi elettronici e dell’intelligenza artificiale. Senza però rimanerne imbrigliati. «Oggi nessuno può ritenersi “vaccinato” da ‘virus’ come il bullismo, il cyberbullismo e la violenza precoce» sostiene Parisi, «e bisogna esserne consapevoli. È facile oggi per un ragazzo nascondersi dietro un video e attaccare il prossimo, senza vergognarsi di ciò che si scrive. Più difficile affrontare la realtà».
L’approccio adottato nella scuola punta alla prevenzione del fenomeno, piuttosto che al contrasto. «Usiamo il tablet. Ma mai come mezzo fine a sé stesso. Piuttosto come strumento didattico ed educativo di cui servirsi con rigore e consapevolezza. Esattamente come avrebbe fatto Francesco Faà di Bruno. Che predicava la novità nella continuità. E sempre coltivando il rispetto reciproco». Nel seguire la crescita di ciascun allievo, i valori che la scuola mira a infondere sono sempre quelli dell’apertura all’altro, dell’accoglienza di ogni diversità e dell’ascolto. Spiega Parisi: «Il nostro scopo è aiutare a concepire la vita come dono. E come progetto da realizzare».
Beato Faà di Bruno. Gli eventi per il bicentenario
Messe e concerti


- Ad aprire l’anno commemorativo sarà l’arcivescovo di Torino, card. Roberto Repole, sabato 29 marzo alle 17. La celebrazione della messa per i duecento anni di Francesco si terrà presso l’Istituto Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio (via S. Donato, 31) a Torino
- Sempre sabato 29 marzo alle 21, nella chiesa di Nostra Signora del Suffragio «Inno alla gioia», concerto dell’orchestra e coro Ex Novo diretto da Chiara Pavan, soprano Danae Rikos, flauto e tromba solisti. Il programma spazia da Bach a Schubert, da Beethoven a Mozart
- Mercoledì 2 aprile al mattino (orario in corso di definizione) messa agli Alti Comandi militari presieduta dall’arcivescovo ordinario militare per l’Italia mons. Santo Marcianò
Un murales per Francesco Faà di Bruno

- Mercoledì 9 aprile, alle 17, presso il Teatro Francesco Faà di Bruno (via Le Chiuse, 38 Torino), inaugurazione del murale dedicato al Beato. L’opera, di cento metri quadri, è una rappresentazione artistica sulle opere del Faà di Bruno. Ed è stata concepita e realizzata dall’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Alla cerimonia inaugurale interverrà il Soprintendente arch. Corrado Azzollini.
Cori e aperture straordinarie del museo

- Sabato 5 e domenica 6 aprile apertura straordinaria del museo dedicato a Francesco Faà di Bruno e alla sua opera.
- Sabato 12 aprile alle 21, coro gospel ‘Singtonia’ nella chiesa di Nostra Signora del Suffragio
- Sabato 10 maggio alle 17, concerto d’organo del maestro Chiantoni, nella chiesa di Nostra Signora del Suffragio
- Sabato 17 maggio, dalle 19,30 alle 24, apertura serale straordinaria del museo per ‘Notte europea dei Musei’
- Venerdì 23 e sabato 24 maggio alle 21, e in replica, domenica 25, alle 18, nel teatro Francesco Faà di Bruno, andrà in scena lo spettacolo teatrale sulla vita di Francesco in prima nazionale a cura della compagnia Contrasto
- Domenica 25 maggio 2025 apertura del museo, casa del Faà di Bruno, nell’ambito della rassegna ‘Dimore storiche’
- Venerdì 6 giugno 2025, dalle 20, apertura della chiesa di Nostra Signora del Suffragio in adesione alla iniziativa ‘Lunga notte delle Chiese’. Musica d’organo a cura del maestro Massimo Caracò, letture e coro gospel ‘Singtonia’
- Sabato 7 giugno e domenica 8, dalle 14 alle 19,apertura straordinaria del museo per la rassegna ‘Open House’ di Torino
- Sabato 21 giugno, alle 18, concerto operistico ‘Vaà pensiero’, per orchestra, soprano solista e coro da camera. L’appuntamento è sul prato del Castello dei Marchesi Faà a Bruno, Asti, luogo natale di Francesco.
- Sabato 25 ottobre, alle 17, messa di chiusura dei festeggiamenti per il bicentenario
- Domenica 26 ottobre alle 17, concerto del Trio Dedalus – flauto, violino e violoncello – nella chiesa di Nostra Signora del Suffragio
Un concorso per le scuole sul tema della sicurezza
Nel rispetto della propria missione di educatrici e insegnanti e nell’occasione del bicentenario, le Suore minime di Nostra Signora del Suffragio hanno anche bandito un concorso indirizzato agli istituti secondari di primo e secondo grado di tutta la Città Metropolitana di Torino. Il tema è la ‘Cultura della sicurezza’. Un argomento cruciale di fronte all’alto numero di incidenti e morti sul lavoro. Si tratta di un’emergenza quanto mai attuale su cui è bene far riflettere e preparare gli studenti, futuri protagonisti della società di domani. E peraltro era un problema ben presente anche negli anni in cui operava il Faà di Bruno, sempre attentissimo a preservare la salute e la dignità dei giovani lavoratori.
Paola Cappa – Agd