Dalla Regione Piemonte un contributo alle iniziative formative e di inclusione di parrocchie ed enti di culto
Una boccata di ossigeno per gli oratori. Sempre più luoghi di inclusione. Veri ponti, tra la strada e la società. La Regione Piemonte ha ripristinato il contributo di un milione di euro a sostegno delle attività ricreative e di integrazione svolte da parrocchie, istituti cattolici e altri enti di culto riconosciuti dallo Stato. Lo stanziamento della Giunta Cirio per l’anno 24-25 – approvata nel quadro del Bilancio regionale martedì 21 gennaio – riporta il budget alle cifre originarie, erogate in base alla legge 26 del 2002. Ma che negli ultimi anni erano state notevolmente ridotte. 700 mila euro nel periodo 23-24, e anche sforbiciato sino alla metà in periodi precedenti.
Oratori. Contrasto all’emarginazione sociale

“Questo stanziamento è frutto del continuo e proficuo dialogo con la giunta – commenta don Stefano Votta, presidente dell’associazione oratori Noi Torino Aps – Un importante riconoscimento della funzione educativa, formativa e aggregatrice che svolgiamo. E tuttavia l’erogazione non risponde che in minima parte alle necessità dei progetti che fin da ottobre abbiamo avviato. In gran parte rivolte alle frange giovanili più deboli e a contrasto dell’emarginazione sociale.”
Contributi vitali, ma insufficienti per le attività degli oltre mille oratori
Del milione di euro, circa 800 mila andranno a realtà delle diocesi piemontesi. I 1113 oratori saranno i primi a beneficiarne. “La cifra, pur notevole, è una goccia nel mare – prosegue don Votta – Perché le iniziative sono davvero tante, in risposta ad esigenze sempre più diversificate”. I conti sono presto fatti. “Lo scorso anno abbiamo avuto 30 mila iscritti. Nel primo mese del 2025 contiamo già ottomila adesioni. Un pasto per una estate ragazzi o per una gita oggi non costa meno di 5 euro. Moltiplichiamo la cifra per tutti i partecipanti. E per i loro animatori. Che sono volontari, ma che devono pur pranzare. Per ogni progetto avremo ben che vada un contributo pari al 10 per cento del suo budget reale”. Per il resto ci si deve ingegnare. “Rimboccarsi le maniche e cercare sponsor tra le aziende e donatori privati. O ancora puntare sulle convenzioni”.
Sport, doposcuola e progetti di formazione e di inclusione

Crocevia di mille culture, gli oratori oggi non sono più semplici cortili. “O meglio – puntualizza don Votta – partono dai cortili per schiudere mille porte che vi si affacciano”. Il punto di partenza sono sempre i tornei sportivi e le proposte di gita. Ma solo per elaborare programmi diversificati, sulla base dei vari contesti. La proposta ricreativa spazia dalle ludoteche ai dopo scuola, dalle attività di relazione ai laboratori. “Ma in prima linea c’è la formazione – chiarisce don Votta – Destinata agli animatori come ai ragazzi pre-adolescenti ed adolescenti”.
Oratori come punti di riferimento per giovani e famiglie
L’obiettivo è aiutare a crescere: a offrire ai giovani punti di riferimento concreti. “Ci troviamo di fronte a ragazzi sempre più fragili – prosegue don Stefano – privi di strumenti per affrontare le difficoltà, il dolore, il lutto. Di qui il bullismo, l’autolesionismo. Talvolta i suicidi”. Percorsi di educazione all’affettività e all’amicizia si affiancano ad approfondimenti sulle cause delle dipendenze, dell’isolamento, dell’angoscia e della solitudine. “Il nostro è un supporto che le scuole non hanno possibilità di offrire”. Si lavora molto sull’inclusione. E non a caso “Il 90 per cento dei nostri ragazzi sono extracomunitari. I nostri oratori sono una straordinaria miscela di colori, di razze, di origini e anche di età”.

Ragazzi che aiutano i bambini. Bambini che danno una mano agli anziani. “L’aria che si respira è multiculturale e intergenerazionale – considera don Votta – Ed è da questi incontri che si saldano amicizie, relazioni sane, fondate sul rispetto reciproco”. Non mancano neppure scuole per i genitori. “Sempre più spesso mamme e papà non sanno come reagire alle richieste dei loro figli. Non sono attrezzati. E anche su questo fronte il dialogo e il sostegno sono salutari”.
L’ispirazione di don Bosco per un’accoglienza senza riserve
Di grande utilità individuale e collettiva i laboratori, dalle arti manuali alla cucina. “Da questi atelier sono nate pizzerie e mense, a servizio del quartiere e delle scuole – aggiunge don Stefano – Si tratta di vere e proprie occasioni di lavoro per ragazzi altrimenti a rischio di grave emarginazione”. Secondo l’ispirazione di Don Bosco e dei santi sociali torinesi, gli oratori sono veri presidi di prossimità. “Mi piace pensarli come dei pronto-soccorso. Che ci sono per gli interventi di urgenza. Ma che danno ricette anche per la lungodegenza”.
Vince su tutto la disposizione all’ascolto e all’accoglienza, senza giudizi, né pregiudizi. “Questi ragazzi vivono in un sempre più profondo disorientamento. Nella nebbia in cui vagano hanno bisogno di trovare una mano, che li afferri. E una voce amica. Che dica loro che sono amati. E che qualcuno per loro c’è”.
Paola Cappa – Agd notizie