L’assemblea sinodale ha scelto su cosa lavorare

Con l’assemblea del 23 giugno il Sinodo è arrivato alla metà del suo cammino. Nel saluto ai
partecipanti il vescovo Marco ha parlato espressamente di «giro di boa» del cammino sinodale.
«Questi primi due anni sono stati anni di ascolto e dialogo, attraverso i gruppi
sinodali… Se nel primo anno abbiamo fatto un’analisi della situazione, quest’anno i contributi dei
quattro cantieri hanno prodotto delle proposte» ha detto. I sinodali erano stati infatti invitati a esprimere,
per ognuno dei quattro cantieri, delle proposte operative. La commissione diocesana ha racconto i
contributi degli 80 gruppi e ha preparato una sintesi finale, che può essere consultata sul sito della
diocesi.

L’assemblea del 23 giugno è stata convocata per dare conto del lavoro sin qui svolto, ma
soprattutto per scegliere, tra le varie proposte operative, quelle considerate più urgenti per la nostra
diocesi. È giusto precisare che una assemblea non ha il compito di fare scelte epocali, destinate a
tracciare il cammino della chiesa universale nei prossimi cento anni, ma di segnalare al vescovo
alcune urgenze a cui dare risposta nel futuro immediato. L’assemblea lo ha fatto, esprimendo pareri
chiari.

Il vescovo Marco parla all’assemblea riunita ad Altavilla.

Stiamo imparando uno stile. Prima di segnalare le indicazioni emerse, merita sottolineare, le parole del vescovo nella conclusione-ringraziamento: «Stiamo imparando uno stile, un metodo di lavoro: lo stile sinodale: ascoltare la base, dare voce a tutti, camminare insieme». Poi ovviamente qualcuno dovrà fare discernimento e assumersi la responsabilità di decidere quali priorità perseguire nell’azione pastorale. Anche l’assemblea ha fatto una operazione del genere: tutti i partecipanti, divisi in dieci piccoli gruppi hanno indicato al Vescovo quali dovrebbero essere le scelte prioritarie. Vediamole.

Primo cantiere: la strada e il villaggio. Il compito più urgente per la chiesa oggi è tessere relazioni: offrire spazi di incontro formali e informali per ragazzi, giovani e famiglie. In questi contesti sarà necessario attivare percorsi volti a comprendere i cambiamenti del mondo, perché non è possibile annunciare il vangelo ed essere segno di salvezza senza una chiara percezione della realtà.

L’assemblea sinodale riunita ad Altavilla.

Secondo cantiere: l’ospitalità e la casa. Guardando alla Chiesa, non tanto alla Chiesa universale, quanto alle nostre comunità, l’urgenza del momento sembra essere quella di liberare i preti da eccessive incombenze amministrative, un peso sempre più gravoso, a scapito dello svolgimento del compito specifico: l’annuncio del vangelo a tutte le persone. Ovviamente le comunità vanno aiutate nella formazione di ministri e amministratori laici fidati (non sempre facili da individuare e coinvolgere). Un suggerimento può essere il fattore-tempo: non si può chiedere ad una persona, specie se con un lavoro e una famiglia di assumere un incarico così gravoso per tanto tempo; per un anno-due probabilmente sì. Meglio se in gruppo, meglio se a rotazione.

Terzo cantiere: la diaconia e la formazione spirituale. Che la formazione sia una priorità è opinione condivisa. Ma da dove cominciare? La maggioranza dei gruppi ha indicato la necessità di una formazione biblico-spirituale, o, se vogliamo, di una spiritualità biblica, che è la caratteristica del cristianesimo. Queste persone formate e aiutate dovranno presto assumersi la responsabilità di gestire momenti di preghiera domenicale, incentrati sull’ascolto della Parola e sulla Comunione eucaristica con il “Pane di ieri”, consacrato precedentemente o altrove. Chiaramente in questi momenti, protagonista dovrà essere la comunità di famiglie credenti, in dialogo con altre famiglie.

Quarto cantiere: il ruolo delle donne nella Chiesa. Ricordiamo che la riflessione sul ruolo delle donne è stata una scelta della nostra diocesi. A questo riguardo, l’assemblea ha espresso il massimo dell’uniformità. È stato detto chiaramente che occorre dare il giusto riconoscimento alle donne e al servizio che già svolgono nelle nostre comunità: senza le donne si bloccherebbero la catechesi, la carità e anche la distribuzione della comunione durante le Messe! Occorre trovare il modo di riconoscere e ufficializzare questo dato di fatto. È un’operazione culturale, che forse dovrà portare anche a scelte concrete, tra cui – si auspica! – il diaconato femminile.

All’assemblea erano presenti i rappresentanti dei gruppi sinodali diocesani.

Abbiamo aperto un processo, o, se vogliamo quattro cantieri. Come sottolineato nella conclusione, il lavoro da fare è tanto, superiore alle nostre forze. Ma non possiamo forzare i tempi e avere fretta di giungere ad una conclusione. Siamo partiti e siamo in cammino: questo è l’essenziale.

Battista Galvagno