Testimonianza dal pellegrinaggio Adultissimi dell’Azione cattolica alla Madonna del Buon consiglio

Pellegrinaggio Adultissimi di Azione cattolica della Diocesi di Alba

Santuario Madonna del Buon consiglio – Castiglione Tinella 16 maggio 2023

Il nostro incontro con monsignor Ravinale, già vescovo di Asti, del 16 maggio, organizzato dall’Azioen cattolica per gli adultissimi, si apre con la proposta di pregare il salmo 71: Preghiera di un vecchio. E viene spontanea una domanda: chissà perché oggi si usano tanti termini per definire l’età avanzata di una persona e non più il termine vecchio? Forse non risponde più all’immagine di efficienza che si vorrebbe avere per tutto e per tutti. Non riusciamo più a vedere e a vivere aspetti positivi di questa fase della nostra vita. Certamente l’ultima, ma anche per questo da vivere come un talento che ci è donato e porta con sé tante risorse e opportunità che possono aiutare a superare le difficoltà fisiche e sociali che si presentano nella nostra fragilità umana.
La vita è un dono e la fede è un dono e, come sottolineava monsignor Ravinale, la fiducia nel Signore e l’amore per Maria ci fanno ritrovare qui nel santuario della Madonna del Buon Consiglio.
Giornate preziose che fin dal nostro arrivo sono caratterizzate dalla gioia del ritrovarsi, del vivere l’appartenenza alla Chiesa ed all’associazione di cui la maggior parte di noi fa parte dalla gioventù.
Le parole del nostro relatore sottolineano il grande cambiamento che sta vivendo oggi la Chiesa: ci fa sentire tutto diverso, ma segnerà l’avvento di una nuova epoca In questo contesto possiamo anche sentirci estranei perché tutto ciò che avviene pare contrastare il nostro modo di intendere la vita.
Nonostante ciò, ci sono sfida che dobbiamo affrontare e di cui dobbiamo essere consapevoli; non viviamo ai margini del mondo, ma ne siamo ancora parte integrante e attiva.
La grande sfida si può definire di carattere culturale. Imperversa l’individualismo, il vivere di se stessi e sentirsi l’unico modello. Ci diciamo: «Faccio ciò che sento», anche con sentimento di autenticità, ma la frase spesso diventa, nei fatti, «faccio ciò che mi è più comodo».
Imperversa lo stile della provvisorietà delle cose, delle scelte, delle modalità di vita. È questa la società definita “liquida”. Mai farsi carico di impegni definitivi, tutti manifestano un’esigenza esasperata di tempo libero. No al matrimonio. No alle vocazioni.
I vincoli sono precari; la progettualità a lungo termine è un condizionamento alla libertà individuale.
Nel caso del matrimonio, la vita pone delle difficoltà reali, come quelle di tipo economico, ma non
si manifesta più la volontà di portare avanti il proprio progetto anche se condiviso con un compagno o una compagna. Anche la famiglia è diventata provvisoria.
L’istituto del matrimonio unico, indissolubile e aperto alla procreazione è ormai svalutato. È stato sostituito dalla convivenza e dalle relazioni transitorie. Pare faticoso e difficile mettere radici, camminare con un obiettivo quasi come una sorta di rinuncia
al “sogno”, alla sua realizzazione. Monsignor Ravinale sollecitava la nostra apertura e disponibilità a sentirci interpellati da questa condizione della società.
Certamente non possiamo adeguarci a modalità di pensiero che invoca scelte di libertà tali da decidere del proprio sesso. Dobbiamo voler essere, col nostro vissuto, quello che siamo. Ci sono
cose che ci sono state date come la vita, l’identità, il nome. Non dobbiamo volerci sostituire al Creatore; il mondo l’ha fatto e donato a noi il Signore.
È con questo spirito di gratitudine che dobbiamo comunque vivere pienamente il nostro oggi, non per diventare giudici di questo contesto e di chi ci circonda, ma persone accoglienti e aperte verso tutti. Le scelte che non condividiamo non devono separarci o isolarci dagli altri, ma stimolarci nella testimonianza dell’unicità e della gioia che porta la vita di fede. La Madonna del Buon Consiglio ci aiuti nell’affrontare le sfide. L’uomo è creatura che pecca ma è creatura redenta.

Proponiamo il volto del Dio vero, del Dio buono. Siamo fedeli all’immagine che abbiamo della famiglia dove l’amore è prima e assoluta condizione; dove il desiderio è che tutti stiano bene e desiderino il bene degli altri. Mettiamoci in gioco per gli altri. Non siamo noi al centro del mondo, ma strumenti per sviluppare la realizzazione degli altri. Avere una fede che educa. Aiutare chi ha paura della vita, dare motivi di speranza e di fiducia. Il nostro credo può diventare un talento prezioso in questa modalità. Questa fede che disturba, che è rifiutata, ma che parla alle necessità dell’uomo di oggi nel momento giusto e con l’argomento giusto. Nella nostra quotidianità affidiamoci alla Parola di Dio e alla dottrina della Chiesa, fonti del discernimento da mettere a servizio degli altri.
E il suggerimento e invito finale della meditazione che ci è stata proposta, sono tre grandi opportunità: la direzione spirituale, il confronto e la preghiera.
Di questa giornata di incoraggiamento, di gioia e di condivisione possiamo ringraziare il Signore e le bravissime responsabili del settore adulti dell’Azione cattolica diocesana.

Romana Massolino e Liliana Vigolungo