Roma riconosce il valore di monsignor Rossano

Mercoledì 26 aprile, nell’aula Paolo VI dell’Ateneo lateranense a Roma, si è svolto un convegno per ricordare la figura e il pensiero di monsignor Pietro Rossano, a cento anni dalla nascita a Vezza d’Alba. Presenti il vescovo Marco, il segretario del Dicastero per il dialogo interreligioso, il rettore, docenti dell’Università e una folta delegazione di parenti e amici albesi.

I relatori, a titoli diversi, hanno sottolineato la novità profetica del pensiero di Rossano, che ha aperto nuovi scenari di dialogo, anticipando tesi di papa Francesco. Ma soprattutto è stato rilevato che Pietro Rossano il dialogo interreligioso non lo ha solo teorizzato e fondato teologicamente, ma lo ha praticato! Bellissima, per esempio, la testimonianza dal Giappone, in videoconferenza, di Maria de Giorgi, missionaria saveriana, che ha definito Rossano un «dono per il Giappone». Alla radice del dialogo c’è un duplice movimento: una discesa nelle profondità dell’uomo, dove c’è «l’humus da cui scaturisce l’interrogativo religioso» e l’apertura alla trascendenza, ossia l’inizio del cammino verso Dio.

È emerso chiaramente che per Rossano il pluralismo, sia culturale che religioso, non è un limite, ma una ricchezza. Le diverse religioni sono già l’inizio del cammino di salvezza. Far emergere questo valore è la sfida della fratellanza: in questo senso Rossano ha anticipato e forse anche ispirato la Dichiarazione di Abu Dhabi e l’enciclica di Francesco Fratelli tutti. Proprio per questo la sfida che attende le religioni è quella di unire le loro forze, mettendole a servizio della pace.

L’Università lateranense ha dedicato un’aula a monsignor Rossano, che è stato rettore dell’Ateneo dal 1982 al 1991.

Battista Galvagno

Di seguito il testo dell’intervento del vescovo di Alba, Marco Brunetti, al convegno di Roma su monsignor Rossano:

Alba ha dedicato un centro studi al vescovo che ha insegnato e praticato il dialogo

La diocesi di Alba si unisce al ricordo di monsignor Rossano, nella ricorrenza dei cento anni dalla nascita cercando di tenerne viva e di valorizzare l’eredità che ci ha lasciato. Fino alla fine della sua vita ha trasmesso la sua passione per il dialogo, dopo aver favorito la nascita e aver guidato con mano ferma il Segretariato per i non cristiani. Partecipiamo alla gratitudine dell’Università lateranense che lo ricorda e lo ringrazia per aver trasmesso a una generazione di studenti e di insegnanti la sua passione per la ricerca teologica, per lo studio della Bibbia e delle religioni, per il fecondo rapporto tra fede e cultura. Siamo consapevoli, in particolare, che le sue intuizioni possono illuminare il nostro Cammino sinodale.

Proviamo a esplicitare come monsignor Rossano ci ha insegnato innanzitutto a credere nel dialogo come modo di affrontare i problemi. Lo diciamo con le parole di Bauman: in un mondo complesso «l’unico modo per garantire la sicurezza non è costruire muri, ma creare spazi aperti in cui tutti possano dialogare e sentirsi partecipi dello stesso mondo». Monsignor Rossano ci ha trasmesso una pratica del dialogo, ci ha insegnato, con la sua vita che il dialogo è fatto di incontri interpersonali, meglio se favoriti dalla padronanza delle lingue (ambito in cui lui eccelleva), di stima per l’interlocutore, di gentilezza, come suggerito da papa Francesco nella Fratelli tutti.

Monsignor Rossano ci ha indicato il dialogo come una nuova via della Chiesa. Ci ha ricordato la lezione del concilio Vaticano II: «Può esistere nella Chiesa, accanto alla missione e all’evangelizzazione, una funzione di dialogo, la quale non si proponga direttamente la missione o l’evangelizzazione, ma intenda semplicemente raggiungere le finalità obiettive del dialogo, cioè la comprensione vicendevole, un maggiore avvicinamento e un vantaggio spirituale reciproco?». A suo giudizio, secondo il Vaticano II, nella Chiesa deve esistere, oltre all’attività di evangelizzazione e missione, anche un’attività distinta e specifica di dialogo. Il dialogo non persegue dunque direttamente la “conversione” dell’altro, come la missione, ma è un momento di testimonianza assolutamente disinteressata, nella convinzione che promuovere l’unità del genere umano, imparare a conoscersi, rispettarsi, amarsi tra diversi realizzi già in qualche modo il progetto di Dio sulla storia. Dialogare, tessere relazioni di pace è parte integrante della missione della Chiesa, come pregare, celebrare liturgie, leggere e meditare la Bibbia, servire i poveri, annunciare il Vangelo.

Monsignor Rossano ci ha esortato infine a non arrenderci alle difficoltà. Cito un pensiero dal libro di Battista Galvagno, Filosofia e teologia del dialogo, p. 187-188: «Certamente il dialogo non è la soluzione facile, soprattutto verso l’Islam, dove appare quasi senza prospettive. Tuttavia non abbiamo il diritto di sostituirci a Dio nel prevedere il corso della storia. Incombe invece il dovere di agire come uomini e come cristiani. E la vocazione umana e cristiana è vocazione al dialogo. La fede nel disegno divino sulla storia e la certezza cristiana che Dio non ha ancora finito di riconciliare e riunire a sé tutte le cose in Cristo, offrono alla speranza del dialogo una radice inesauribile […] La via del dialogo è la via della carità, della pazienza e della speranza, nonostante l’oscurità, perché Dio è più grande».

La diocesi di Alba, per tenere viva la memoria di monsignor Rossano ha avviato un centro studi, con la funzione di conservare i suoi testi, ma soprattutto di stimolare lo studio del suo pensiero. Questo centro ha avuto come presidenti due compagni di scuola e poi confratelli di Rossano, don Pio Gaia e don Cesare Battaglino. Dopo la loro morte, nelle scorse settimane sono state rinnovate le cariche. È stato scelto come presidente il professor Battista Galvagno (che è qui presente) autore della prima tesi di laurea sul pensiero di Rossano, come vicepresidente il dottor Emiliano Rossano, suo nipote e come segretaria la dottoressa Maria Grazia Tibaldi. Dal 1992 ogni anno a metà giugno ad Alba e a Vezza d’Alba ricordiamo monsignor Piero
Rossano nell’anniversario della morte (15 giugno) con un momento di riflessione e con la celebrazione eucaristica nella parrocchia che ha sempre frequentato. Saluto e ringrazio quanti oggi sono qui presenti e partecipano al convegno e auguro a tutti un buon lavoro.

Roma, 26 aprile 2023

† Marco Brunetti, vescovo di Alba