Testimoni del risorto e portatori di gioia

Il buio della notte «è stato infranto dalla luce di Cristo risorto, rappresentato dal cero pasquale». Così si è espresso monsignor Marco Brunetti nell’omelia della Veglia pasquale che annuncia all’umanità la risurrezione di Gesù Cristo. Il vescovo di Alba ha sottolineato: «La sua risurrezione è stata come un’esplosione di luce, un’esplosione dell’amore che scioglie le catene del peccato e della morte». Ecco perché «Qui sta la nostra gioia pasquale.,, Siamo chiamati infatti a divenire donne e uomini nuovi, per poter essere veri testimoni del Risorto e in tal modo portatori della gioia e della speranza cristiana nel mondo».

Di seguito il testo integrale dell’omelia di monsignor Brunetti:

Veglia pasquale nella notte santa

Omelia del vescovo Marco

Cattedrale di San Lorenzo, Alba – Sabato santo, 8 aprile 2023

Carissimi il buio di questa notte, in cui abbiamo iniziato questa veglia, madre di tutte le veglie, è stato infranto dalla luce di Cristo risorto, rappresentato dal cero pasquale che abbiamo portato solennemente in processione e incensato e che illuminerà tutte le nostre celebrazioni fino a Pentecoste.

E a quel cero che abbiamo acceso le nostre candele, segno che se vogliamo uscire dal buio dei nostri peccati dobbiamo lasciarci illuminare dalla luce di Cristo. Lui solo può illuminare la nostra vita e il nostro mondo avvolto dalle tenebre.

La risurrezione di Cristo è un fatto avvenuto nella storia, di cui gli apostoli sono stati testimoni e non certo creatori. Nello stesso tempo essa non è affatto un semplice ritorno alla nostra vita terrena; è invece la
più grande “mutazione” mai accaduta, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l’ingresso in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l’intero universo: per questo la risurrezione di Cristo è il centro della predicazione e della testimonianza cristiana, dall’inizio fino alla fine dei tempi.

Si tratta di un grande mistero, certamente, il mistero della nostra salvezza, che trova nella risurrezione del Verbo incarnato il suo compimento e insieme l’anticipazione e il pegno della nostra speranza. Ma la cifra di questo mistero è l’amore e soltanto nella logica dell’amore esso può essere accostato e in qualche modo compreso: Gesù Cristo risorge dai morti perché tutto il suo essere è perfetta e intima unione con Dio, che è l’amore davvero più forte della morte. Egli era una cosa sola con la Vita indistruttibile e pertanto poteva donare la propria vita lasciandosi uccidere, ma non poteva soccombere definitivamente alla morte: in concreto nell’ultima Cena egli ha anticipato e accettato per amore la propria morte in croce, trasformandola così nel dono di sé, quel dono che ci dà la vita, ci libera e ci salva.

La sua risurrezione è stata dunque come un’esplosione di luce, un’esplosione dell’amore che scioglie le catene del peccato e della morte. Essa ha inaugurato una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale emerge un mondo nuovo, che penetra continuamente nel nostro mondo lo trasforma e lo attira a sé.
Qui sta la nostra gioia pasquale. La nostra vocazione e il nostro compito di cristiani consistono nel cooperare perché giunga a compimento effettivo, nella realtà quotidiana della nostra vita, ciò che lo Spirito Santo ha intrapreso in noi col battesimo: siamo chiamati infatti a divenire donne e uomini nuovi, per poter essere veri testimoni del Risorto e in tal modo portatori della gioia e della speranza cristiana nel mondo.

La gioia e lo stupore dei testimoni della risurrezione, diventi la nostra gioia e il nostro stupore.

Il mondo guardando a noi e al nostro impegno nell’annuncio della buona novella possa credere e vincere ogni sorta di male in attesa della nostra risurrezione, verso la quale siamo pellegrini in cammino. Amen.

+Marco, vescovo