L’Azione cattolica italiana è mobilitata per la pace e la giustizia tra i popoli

L’Azione cattolica italiana vive con inquietudine, sofferenza, operosa e discreta carità i tanti fronti di guerra sparsi nel mondo intero, alcuni sconosciuti e dimenticati.
L’invasione russa del territorio ucraino dello scorso 24 febbraio ha certamente modificato presso l’opinione pubblica nazionale e internazionale la percezione di quella «terza guerra mondiale a pezzi» che papa Francesco denuncia instancabilmente sin dal l’inizio del suo pontificato. Per l’associazione, l’inaccettabile aggressione russa contro il popolo ucraino, ha evidenziato la necessità di aumentare l’impegno e il lavoro in ogni direzione: preghiera, formazione, reti con la società civile, solidarietà, accoglienza, interlocuzione serrata e seria con la politica, per esprimere l’insopprimibile desiderio di pace che alberga nel cuore di ogni persona.
Da quella data, grazie alla capillare diffusione dell’associazione sul territorio nazionale e alla rete internazionale del Forum Internazionale di Azione Cattolica (Fiac), si sono moltiplicate iniziative per invocare pace nelle parrocchie, nelle città, nelle diocesi in Italia e nel mondo. Trascinata dai bambini e ragazzi dell’Acr, ogni anno l’Ac si dà il compito di “attuare” il messaggio del Papa in occasione della Giornata mondiale della pace, attraverso itinerari formativi e opere – segno concrete. Questo impegno ha anche dei momenti di evidenza pubblica: pensiamo all’iniziativa mondiale di preghiera del Fiac Un minuto per la pace”, vissuto con i fratelli ucraini, e alla terza edizione della “School of peace”, promossa dall’Istituto di diritto internazionale della pace Giuseppe Toniolo insieme a Caritas, Focsiv, Pontificia Università Lateranense e Missio, in programma il prossimo 18-20 novembre. ​In questo momento di grandi paure e profondo fermento,
è necessario ribadire con chiarezza che il lavorìo per la pace è continuo, ed è efficace se le donne
e gli uomini di buona volontà se ne prendono cura nel quotidiano. La pace non deve diventare uno dei tanti temi su cui la politica pensa «a giorni alterni», rendendolo, da tema fondante e unitivo quale è, un motivo di polemica. Allo stesso tempo, è necessario che gli sforzi individuali siano raccolti dai tanti attori della società civile, affinché questi stimolino la classe politica tutta ad assumere nelle decisioni il criterio della pace.
Come associazione che vive tra la gente, siamo ben consapevoli del dibattito politico ed economico che si è aperto sul conflitto in Ucraina, e sugli effetti che questo sta avendo sulle nostre vite. Il caro-energia sta mettendo alla prova tutti, soprattutto le famiglie e le persone più fragili.
Chiamati anche ad essere da umile orientamento per soci e simpatizzanti, avvertiamo la duplice necessità di non “abituarci” mai alla guerra (addirittura nella sua espressione più letale e distruttiva, la guerra atomica) e di invocare instancabilmente pace, giustizia, verità e libertà. Come ha detto di recente il Capo dello Stato, Sergio Mattarella: «La pace è urgente e necessaria. La via per costruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino».
Alla luce di questo ragionamento, riteniamo che occasioni pubbliche per esprimere il desiderio di pace possano essere un contributo costruttivo alla vita civile, culturale e politica del Paese. In questa prospettiva crediamo che la manifestazione “Europe for peace” del prossimo 5 novembre rappresenti uno sforzo generoso per trovare un sentir e comune tra quanti invocano pace, con la richiesta del cessate il fuoco in Ucraina e l’avvio di negoziati di pace, espressione di solidarietà al popolo aggredito e alle vittime di tutte le guerre, e la richiesta di messa al bando di tutte le armi nucleari. Il Consiglio nazionale dell’Azione Cattolica Italiana ribadisce l’instancabile lavoro dell’associazione per la pace, e chiede alla presidenza nazionale di approfondire contenuti e obiettivi della manifestazione del 5 novembre, nell’auspicio che possa es
sere un momento di unità del Paese e di profondo rispetto del popolo ucraino e di tutti i popoli che subiscono la brutalità della guerra.