Nella giornata dei poveri, ordinati due diaconi in Cattedrale

ALBA Domenica 18 novembre la Chiesa cattolica ha celebrato la seconda Giornata dei poveri, celebrazione voluta espressamente da papa Francesco per sottolineare l’importanza e l’attenzione che va rivolta ai poveri. Monsignor Marco Brunetti, nel corso della celebrazione eucaristica nella cattedrale di Alba, ha ordinato diaconi Corrado Bolla e Maurizio Penna, due giovani seminaristi che hanno intrapreso il cammino verso il sacerdozio.

L’omelia di monsignor Brunetti.

Carissimi, oggi la nostra Chiesa è raccolta in questa solenne celebrazione e gioisce e ringrazia il Signore per l’ordinazione diaconale di due giovani del nostro seminario che chiedono alla Chiesa di essere ordinati diaconi.

Tutto questo avviene, non casualmente ma per scelta, nella seconda Giornata mondiale dei poveri voluta da papa Francesco dal tema: “Questo povero grida e il Signore lo ascolta”.

Credo che non ci possa essere un legame più stretto fra i poveri e il diaconato, in quanto questo ministero che oggi conferiamo attraverso l’imposizione delle mani del vescovo, infonde la dimensione della diaconia, cioè quella dimensione del servizio e della carità che non può mancare in nessun ministro sacro.

Carissimi Corrado e Maurizio, oggi con il dono del diaconato, diventate servi del Signore e della Chiesa e lo sarete per sempre, vi incoraggino le parole di Gesù, che vi ha scelti per questo ministero: «Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire», e la risposta di Maria di Nazareth all’angelo: «Ecco io sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola».

Il Vangelo di questa domenica ci invita a essere pronti ad accogliere la venuta del Signore nella sua gloria, anticipato da segni che siamo chiamati a interpretare, la sua venuta è la venuta del regno di Dio in mezzo a noi: «Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria».

Cosa vuol dire per noi questa attesa che si realizzerà alla fine dei tempi e alla fine del nostro tempo, la morte, quando incontreremo faccia a faccia il Signore della vita?

L’attesa della Chiesa, l’attesa delle nostre comunità la nostra attesa personale non può essere un’attesa vuota, sterile, noiosa e senza speranza.

La nostra attesa deve essere riempita dell’amore di Dio, innanzitutto deve essere un’attesa orante, ricca e piena di preghiera: a voi, Maurizio e Corrado, dico siate fedeli alla preghiera, a quella della Chiesa nella liturgia delle Ore che da oggi vi impegnate a compiere ogni giorno, ma anche a quella personale soprattutto nell’adorazione eucaristica da cui potete trarre tanta forza spirituale per il vostro ministero diaconale.

L’attesa del Cristo risorto va riempita di veri e autentici atti di carità, di amore verso il prossimo, in quanto proprio su questo saremo giudicati quando il Signore verrà.

A questo proposito facciamo nostro l’invito di papa Francesco che ci viene rivolto alla fine del suo messaggio per questa Giornata dei poveri: «Invito i confratelli vescovi, i sacerdoti e in particolare i diaconi, a cui sono state imposte le mani per il servizio ai poveri (cfr At 6,1-7), insieme alle persone consacrate e ai tanti laici e laiche che nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti rendono tangibile la risposta della Chiesa al grido dei poveri, a vivere questa Giornata mondiale come un momento privilegiato di nuova evangelizzazione. I poveri ci evangelizzano, aiutandoci a scoprire ogni giorno la bellezza del Vangelo. Non lasciamo cadere nel vuoto questa opportunità di grazia. Sentiamoci tutti, in questo giorno, debitori nei loro confronti, perché tendendo reciprocamente le mani l’uno verso l’altro, si realizzi l’incontro salvifico che sostiene la fede, rende fattiva la carità e abilita la speranza a proseguire sicura nel cammino verso il Signore che viene».

Vorrei rivolgermi in particolare a tutti i giovani delle nostre comunità parrocchiali e associazioni e movimenti della nostra diocesi. Il Sinodo dei vescovi da poco terminato, nel suo documento finale si esprimeva in questo modo:

«I giovani possono contribuire a rinnovare lo stile delle comunità parrocchiali e a costruire una comunità fraterna e prossima ai poveri. I poveri, i giovani scartati, quelli più sofferenti, possono diventare il principio di rinnovamento della comunità. Essi vanno riconosciuti come soggetti dell’evangelizzazione e ci aiutano a liberarci dalla mondanità spirituale. Spesso i giovani sono sensibili alla dimensione della diakonia. Molti sono impegnati attivamente nel volontariato e trovano nel servizio la via per incontrare il Signore. La dedizione agli ultimi diventa così realmente una pratica della fede, in cui si apprende quell’amore “in perdita” che si trova al centro del Vangelo e che è a fondamento di tutta la vita cristiana. I poveri, i piccoli, i malati, gli anziani sono la carne di Cristo sofferente: per questo mettersi a loro servizio è un modo per incontrare il Signore e uno spazio privilegiato per il discernimento della propria chiamata. Un’apertura particolare è richiesta, in diversi contesti, ai migranti e ai rifugiati. Con loro bisogna operare per l’accoglienza, la protezione, la promozione e l’integrazione. L’inclusione sociale dei poveri fa della Chiesa la casa della carità».

Cari giovani della diocesi di Alba, mi rivolgo a voi facendo appello alla vostra naturale generosità che il documento del Sinodo appena citato ha così ben sintetizzato.

Abbiamo bisogno di voi per esprimere al meglio la dimensione della diakonia, abbiamo bisogno di giovani che in maniera più responsabile entrino nella Caritas diocesana e in quelle parrocchiali o di vicaria, abbiamo bisogno che nei cammini formativi proposti dalle parrocchie, dalle associazioni, dalla pastorale giovanile siano previsti dei tempi per servire i poveri, i malati, gli stranieri perché è lì che incontriamo Cristo e il suo messaggio di salvezza.

Tante associazioni di volontariato verso i poveri e gli ammalati lamentano il ricambio perché dicono “mancano i giovani”! Io penso che i giovani ci siano e abbiano anche il desiderio di servire gli altri, facciamo loro spazio, liberiamo i posti di responsabilità che magari occupiamo da decenni e diamo veramente ascolto e responsabilità alle nuove generazioni.

Concludo con un passo della preghiera eucaristica che leggeremo fra poco che può aiutare tutti noi a vivere in pienezza questo momento:

«Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli; infondi in noi la luce della tua parola per confortare gli affaticati e gli oppressi: fa che ci impegniamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti».

Amen

† Marco, vescovo