Oggi, domenica 28 dicembre alle 18, il vescovo Marco Brunetti ha officiato la celebrazione eucaristica per la chiusura dell’Anno santo (nella foto sopra, il momento dell’incensazione dell’altare). Di seguito, il testo completo dell’omelia:

Festa della Santa Famiglia di Gesù Maria e Giuseppe
Santa Messa di chiusura del Giubileo dell’Anno 2025 nella Chiesa particolare di Alba
Omelia del vescovo Marco – Cattedrale di San Lorenzo, Alba, domenica, 28 dicembre 2025

L’inizio dell’omelia in cattedrale.
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,
oggi siamo riuniti nella nostra bella Cattedrale per celebrare la Festa della Santa Famiglia di Nazareth, un momento di grande significato per noi tutti, specialmente in questo anno di Giubileo dedicato alla Speranza, che proprio questa sera andiamo a chiudere.
La Santa Famiglia, composta da Gesù, Maria e Giuseppe, ci offre un esempio luminoso di amore, unità e fede. In un mondo che spesso sembra frammentato e confuso, la loro vita ci invita a riflettere su come possiamo costruire famiglie forti e comunità solidali, radicate nella speranza e nella carità.
Nella prima lettura, il libro sapienziale del Siracide ci parla della famiglia e delle relazioni fra genitori e figli, relazioni in cui deve primeggiare l’amore reciproco. È fondamentale ricordare che la famiglia non è solo un’istituzione sociale, ma è un progetto di Dio. Nella Genesi, Dio crea l’uomo e la donna e li unisce in una relazione di amore reciproco. Questo legame è sacro e riflette l’amore trinitario, un amore che si dona, si accoglie e si nutre. La Santa Famiglia incarna perfettamente questa realtà, mostrando che la vera forza della famiglia si trova nella capacità di affrontare le sfide insieme, di sostenersi a vicenda e di crescere nell’amore.
La figura di Giuseppe, in particolare, è un modello di fede e di obbedienza a Dio. Egli accoglie Maria e il suo misterioso annuncio con umiltà e disponibilità. Nonostante le difficoltà e le incertezze, Giuseppe non esita a fidarsi del piano divino. In un’epoca in cui spesso ci troviamo a dover prendere decisioni difficili, possiamo imparare da lui l’importanza della fede e della fiducia nel Signore Nel Vangelo che abbiamo ascoltato, Giuseppe si prende cura di Gesù e Maria e si fa obbediente alle indicazioni che riceve in sogno, salvaguardando così la vita del bambino minacciata da Erode.
La sua attitudine ci invita a riflettere sui nostri rapporti familiari e su come possiamo vivere in modo più autentico la nostra vocazione di genitori, figli e membri di una comunità.
Maria, d’altra parte, ci insegna il valore dell’accoglienza e dell’amore incondizionato. La sua disponibilità a diventare la madre del Salvatore ci mostra come la vera grandezza si trova nel servizio e nell’umiltà. In un mondo che spesso esalta l’egoismo e l’individualismo, Maria ci invita a mettere gli altri prima di noi stessi, a creare spazi di amore e di accoglienza. In questo Giubileo della Speranza, siamo chiamati a essere testimoni di questo amore, a costruire famiglie che siano rifugio per i vulnerabili e i sofferenti.
Ma cosa significa celebrare la Santa Famiglia in un contesto di chiusura del Giubileo? Significa riconoscere che la speranza non è solo un sentimento, ma una virtù che dobbiamo coltivare nel nostro quotidiano. La speranza è ciò che ci sostiene nei momenti di difficoltà e ci spinge a guardare oltre le nostre paure e i nostri dubbi. In questo anno, abbiamo riflettuto su quanto sia essenziale mantenere viva la speranza, non solo per noi stessi ma anche per le generazioni future. La Santa Famiglia ci ricorda che la speranza si alimenta nelle relazioni, nell’amore reciproco e nella fede condivisa. In un mondo che affronta sfide enormi – dalla crisi economica alle tensioni sociali, dalle pandemie ai conflitti – la nostra responsabilità è quella di essere portatori di speranza. Possiamo farlo attraverso gesti concreti di amore e solidarietà, creando reti di supporto e di aiuto. Le famiglie, in particolare, hanno un ruolo cruciale in questo processo. Ogni famiglia è chiamata a essere un faro di speranza, un luogo dove si insegna l’amore, il perdono e la comprensione.
Carissimi, mentre chiudiamo questo Giubileo della Speranza che non delude, ricordiamo che la nostra missione non finisce qui. Siamo chiamati a portare avanti questo messaggio di speranza nelle nostre vite quotidiane. Impariamo dalla Santa Famiglia a essere testimoni dell’amore di Dio, a costruire relazioni autentiche e a impegnarci per un mondo migliore.
Non dimentichiamo che è Cristo la “porta” ed è Lui che si è fatto bambino la nostra speranza a cui guardare. Con Papa Leone XIV “preghiamo che, come frutto del Giubileo, si aprano altre porte di case e oasi di pace in cui rifiorisca la dignità, si educhi alla non violenza, si impari l’arte della riconciliazione e possiamo essere sempre Chiesa con e tra la gente, lievito nella pasta di un’umanità che invoca giustizia e speranza”.
Nel rendere lode a Dio per i doni di conversione ricevuti in questo anno di Grazia, anche attraverso i tanti pellegrinaggi a Roma e nella nostra Cattedrale, preghiamo affinché le famiglie del mondo intero possano trovare in Dio la loro forza e la loro speranza, e che ognuno di noi possa essere un messaggero di pace e amore, seguendo l’esempio della Santa Famiglia di Nazareth.
Amen.
Festa della Santa Famiglia di Gesù Maria e Giuseppe

