La lettera ai fedeli del Duomo prima del suo ingresso domenica 30 novembre
Carissimi amici, anche se con molti di voi non ci si conosce ancora personalmente, mi permetto di rivolgervi il mio primo saluto con questa parola, nella quale echeggia quella rivolta da Gesù ai suoi discepoli nell’Ultima cena: “Vi ho chiamato amici… Voi siete miei amici”.
Vi confido con sincerità che, quando il vescovo Marco mi ha chiesto di venire tra voi, ho provato trepidazione, timore e smarrimento; sono consapevole di essere “un nano” sulle spalle di tanti “giganti”: i parroci e viceparroci che si sono avvicendati nel tempo. Tuttavia, certo della vostra paziente comprensione e della loro fraterna preghiera di intercessione, vengo con fiducia e con gioia, cercando semplicemente di essere me stesso.

L’accoglienza di vescovo e fedeli del duomo al nuovo parroco don Claudio Carena.
Desidero iniziare il mio ministero calandomi con umiltà nel solco tracciato dai carissimi don Dino e don Maurizio e da-gli altri miei predecessori, valorizzando ogni germe di bene, sicuro che la nostra amicizia crescerà di pari passo con la progressiva conoscenza della realtà, delle persone, delle ri-sorse, dei gruppi, delle associazioni, delle attese e delle speranze, delle gioie e delle sofferenze della “grande famiglia” dell’unità pastorale parrocchia di parrocchie e comunità – di comunità – chiamata a scrivére la storia con la grammatica del Vangelo, anche e soprattutto in questo “cambiamento d’epoca”.
Non vi nascondo che il di-stacco dalla parrocchia di Cristo re, di cui sono stato parroco per 13 anni, mi è difficile. Umanamente fa soffrire. Anche molto. Sono convinto, però, che nessun parroco sia proprietà esclusiva di una comunità. E nessuna comunità proprietà del suo pastore. Essere preti significa aver consegnato la propria libertà per un servizio disinteressato a Gesù e alla Chiesa. Essere parroci significa, anche etimologicamente, essere “pellegrini”, disponibili e disposti a levare la tenda per piantarla altrove quando le esigenze pastorali lo richiedano. Per questo, nel salutare i miei parrocchiani di prima, ho voluto far mie le parole del libro biblico di Giobbe: «II Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!».
Mi è stato chiesto da qualcuno, con quale progetto assumo il nuovo incarico di parroco di questa unità pastorale. Sono fermamente convinto che prima dei progetti vengano le comunità e prima delle comunità ci siano le persone! In piena sintonia con la pastorale diocesana, con la collaborazione dei tanti laici impegnati in parroсchia, dei consacrati e delle consacrate e dei confratelli sacerdoti, desidero dunque incontrare, ascoltare e conoscere tutti per aiutare ciascuno – nella misura in cui sarò capace conoscere, ascoltare e incontrare Gesù, a leggere con i suoi occhi la realtà, ad amare con il suo cuore le persone che egli stesso pone sulle strade del nostro cammino, soprattutto le più ferite dalla vita.
Prendo in prestito le parole di san Giovanni Paolo II nella lettera apostolica scritta per l’inizio del nuovo millennio: «No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: lo sono con voi! Non si tratta, allora, di inventare un “nuovo programma”. Il programma c’è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita trinitaria, e trasformare con lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste. È un programma che non cam-bia col variare dei tempi e delle culture, anche se del tempo e della cultura tiene conto per un dialogo vero e una comuni-cazione efficace» (Novo Millennio ineunte, 29).
A papa Wojtyla fa eco ora pa-pa Leone: «Nell’unico Cristo noi siamo uno. E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percor-rono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace» (Celebrazione di inizio del ministero petrino, 18 maggio 2025).
Nell’attesa di incontrarvi personalmente – affinché ciascun volto e ciascun nome mi diventino familiari e l’amicizia tangibile nella preghiera e nell’Eucaristia di ogni giorno vi affido tutti al Signore, alla Vergine santa e al santi patroni scelti dai nostri padri come esempi e modelli di vita. Vi voglio bene! Vogliamoci bene! Da questo riconosceranno che sia-mo discepoli di Gesù. A presto!
don Claudio Carena

