I lavori dell’assemblea diocesana sul Cammino sinodale

Si è celebrata ad Altavilla, venerdì 18 ottobre, la quinta assemblea del Cammino sinodale diocesano. Come ha sottolineato il vescovo Marco Brunetti in apertura, «la Chiesa italiana è nell’anno profetico e dobbiamo arrivare a scelte concrete per il futuro stesso della Chiesa. Dobbiamo chiederci quale contributo dare alla Chiesa italiana sulla base del documento Lineamenti che è stato realizzato dalla Conferenza episcopale ed è stato pubblicato anche sul sito diocesano». Monsignor Brunetti ha fatto presente che quanto discusso nell’assemblea diocesana farà parte dei contributi di tutte le diocesi alla realizzazione di un nuovo documento, pronto per la fine di novembre e sul quale le assemblee diocesane saranno chiamate a esprimere il loro consenso, in modo da procedere poi alla stesura del Libro sinodale. «A questo contribuirà anche quanto sarà prodotto dal Sinodo dei vescovi in Vaticano tenutosi per tutto il mese di ottobre».

Se la descrizione del modo di procedere in questo Cammino sinodale sembra macchinoso, la realtà è molto più semplice, perché si tratta di più incontri dove, in un clima di reciproco ascolto, alla luce della parola di Dio, la comunità cristiana condivide problemi e aspettative, progetti e preoccupazioni. Nei lavori di gruppo, come nelle assemblee plenarie, si sperimenta la fatica del parlare e del mettere a disposizione, ma ancor di più la fatica dell’ascolto e della condivisione. Insomma, si tratta di una scuola di dialogo, il cui frutto è la lenta ma più coinvolgente accettazione di idee e prassi comuni, di decisioni per il bene della Chiesa popolo di Dio, comunità di credenti.

Sono i vescovi stessi nei Lineamenti a sottolineare che «la profondità del Cammino sinodale, con i suoi frutti e i suoi risultati, non si misura sulla quantità delle parole scritte in un libro, ma sulla qualità delle relazioni che i discepoli di Gesù testimonieranno alle sorelle e ai fratelli. In questo orizzonte, ci prepariamo con gioia a vivere il Giubileo del 2025 come “Pellegrini di speranza”».

Eppure, se si guarda ai temi trattati, ci sarebbe di che accapigliarsi, come spesso succede a livello di opinione pubblica, magari manipolando la fede per fini ideologici o interessi di parte. Ma il clima di ascolto creato dalla parola di Dio e la disposizione al dialogo permettono di dare spazio e parola a tutti i punti di vista, toccando argomenti come il sacerdozio alle donne e agli uomini sposati, la lontananza delle nuove generazioni dall’esperienza di fede, la stanchezza pastorale e la povertà di mezzi della Chiesa di fronte ai nuovi linguaggi e al mondo digitale, l’invecchiamento del clero, la mancanza di slancio missionario, le parrocchie ridotte a fornitrici di servizi anziché luoghi di vita comune, i vari ministeri e servizi di cui i laici devono rendersi responsabili nella comunità ecclesiale, la qualità della formazione cristiana e umana per quanti a loro volta saranno formatori ed educatori (catechisti, sacerdoti e diaconi, insegnanti di religione).

A tutti questi temi emersi nei tre anni precedenti di Cammino sinodale, ora la comunità cristiana deve applicare il carisma della profezia, ovvero deve essere lungimirante e fare scelte coraggiose. Piuttosto che piangersi addosso, guardando con nostalgia al passato, ora la Chiesa deve scegliere, deve decidersi quale strada imboccare per rimanere fedele al Vangelo di Gesù Cristo.

Di seguito, diamo la sintesi dei 4 lavori di gruppo, uno per ogni parte dei Lineamenti, che saranno riportati all’assemblea nazionale:

Assemblea Sinodale – Diocesi di Alba – 18 ottobre 2024

Gruppo 1 (parte 1°)

1. Siamo convinti che la Chiesa vada riformulata in senso missionario? Ne siamo convinti, ma spesso la missionarietà resta uno slogan: necessita di attuazione pratica uscendo dalla cerchia ristretta, dall’etichetta, dal gruppo chiuso in se stesso.

A volte ci piace troppo il gruppo bello, pulito pettinato: il vangelo ci invita a sporcarci mani e cuore con attenzione ai disagi e alle fragilità.

In questo modo l’esagerata appartenenza istituzionale si scioglie, e si scioglie nel movimento in uscita, valorizzando e riscoprendo le relazioni.

2. In che modo stiamo già vivendo la riforma in senso missionario?

Si intravedono tracce di promozione umana, che vanno oltre i giudizi e le etichette.

Emergono tre atteggiamenti:

  • inclusività (qualcuno propone ‘inclusività trasgressiva’)
  • creatività (che superi il si è sempre fatto così)
  • relazioni (stare con…). Relazioni non come formali momenti di richiesta dei sacramenti, ma relazioni vere. Non come filantropia, ma per motivazione interiore

Emerge l’eccessiva clericalità: urge ministerialità, (che non deve essere pensata come sostituzione del ministero presbiterale), una ministerialità del quotidiano che si fa attenta alle singole persone

Emerge il desiderio di un Rito (celebrazione) più curato. Spesso il rito non risponde alla vita: la chiesa non è per se stessa (non dovrebbe autocelebrarsi), ma è per il Regno.

Gruppo 2 (parte 2°)

-La chiesa è immersa nella società e nella storia. Quale servizio offre? Quale servizio significativo per la vita? Per i giovani spesso smarriti? Per le famiglie?

-Afferma la prima traiettoria, cioè ‘promuovere una cultura della pace’ ecc. nell’ ‘ottica della fede’: significa avere ben chiaro che la chiesa non è una organizzazione sociale, né agisce per filantropismo.

-Abbiamo perso o obnubilato la figura di Gesù e la sua centralità. La profezia della chiesa è anzitutto far conoscere Gesù.

-Al centro si pongano le relazioni, ripartendo da piccoli gruppi, con attenzione alle fasce non presenti, a partire dai giovani che ci sono ma non si vedono in chiesa. Occorre ascoltarli senza giudizi e pregiudizi, anche se è difficile capirli.

A partire da loro, si può iniziare a cambiare linguaggio

-L’uso dei social è meno incisivo e meno utile e produttivo per l’annuncio del Vangelo che non le relazioni immediate e dirette.

– Ci vuole una rinnovata sensibilità all’umano. La Parola di Dio arriva attraverso l’uomo: Incontri personali e a piccoli gruppi e amore accogliente alle diversità sono vie per l’annuncio di Gesù.

-Partire dall’umano e farci capaci di testimoniare con la nostra umanità. La cultura è infatti senso della nostra umanità, coltivazione della nostra umanità in un mondo con tanta tecnica e grande povertà umana. Siamo stati in passato poco attenti alla cultura in queste dimensioni e con una concezione dell’uomo non più rispondente. C’è da chiedersi se davvero la chiesa nella sua cultura comune ha superato le crisi avvenute nei secoli con la scienza: del tempo di Galileo, di Darwin, delle scienze storiche e umane del Novecento.

-La questione del linguaggio: la predicazione e il linguaggio della chiesa hanno alle spalle una teologia obsoleta, schemi di dottrine su Dio e sull’uomo non più adeguati, che occorre rinnovare con coraggio nel confronto con la mentalità odierna e con le acquisizioni scientifiche, cosmologiche, antropologiche, psicologiche.

-Questo emerge nelle liturgie, dove non basta educare al linguaggio simbolico liturgico: come già in precedenti contributi sottolineato, occorre una revisione delle concezioni teologiche che sottostanno: gli aspetti sacrificali sempre meno accettabili e accettati, il linguaggio troppo cosale (per es. ‘donaci i beni eterni promessi’).

-Nelle liturgie in generale si avverte il distacco tra celebrante e fedeli. Occorre cura delle relazioni e dell’accoglienza.

-Nella comunicazione (nel contesto di una diffusa ignoranza del Cristianesimo) occorre far risplendere le ragioni di fondo, quelle di fede, dei principi morali – non formulazione di principi e di giudizi di condanna, ma affermazioni in nome di quanto Gesù ci ha insegnato.

-La profezia esige gesti coraggiosi che parlino da soli e il coraggio a prendere posizione e affermare la differenza cristiana, senza piegarsi a discorsi che annacquano e vanno bene per tutti.

Traiettorie

Come dice la Prima traiettoria, cioè di promuovere una cultura della pace ecc. essa va praticata nell’ ‘ottica della fede’: cioè avendo ben chiaro che la chiesa non è una organizzazione sociale, né agisce per filantropismo.

Riguardo alla Seconda Traiettoria, oltre l’attenzione ai poveri e oppressi, occorre prestare attenzione alle povertà culturali, che fanno appiattire nel consumismo acritico e portano a un sommerso fatto di ricorsi a maghi e di credulità facile.

Riguardo alla Terza Traiettoria, viene sottolineato che occorre interrogarsi quanto servono i social, e tener presente che sono soprattutto il luogo delle domande.

Riguardo alla ultima Traiettoria sulla valorizzazione degli Insegnanti di Religione: essi siano valorizzati e siano formati a un servizio di incontro delle fede con la (le) culture, anche fuori scuola.

Gruppo 3 (parte 3°)

  • Riscoperta del Battesimo comune per la valorizzazione di ciascuno nella Chiesa.
  • Accoglienza significativa dei genitori alla richiesta dei Sacramenti per i figli, proponendo un percorso di fede.
  • Accoglienza a chi si avvicina ai Sacramenti.
  • Sarebbe sufficiente anche solo un padrino o una madrina, l’importante è che siano testimoni di fede e di vita, senza eccessive complicazioni.
  • Importanza della Cresima con un percorso mistagogico. Non solo incontri teorici, ma momenti significativi a vari livelli: la partecipazione alla Messa dialogata, incontri con testimonianze, gioco e convivialità, gruppi.
  • Rieducare alle celebrazioni, in particolare alla centralità della Messa: capirne il significato e il linguaggio.
  • Formare i catechisti anche con l’aiuto di animatori preparati per i campi-scuola per adottare il metodo esperienziale con attività coinvolgenti.
  • Adeguare il linguaggio all’oggi e in base agli ascoltatori, utilizzando anche fumetti, musica, arte, teatro e i social.
  • Importanza del metodo nei consigli pastorali a vari livelli e nei gruppi: ascolto, dialogo, coinvolgimento e mediazione, con sintesi condivisa.
  • Privilegiare la catechesi degli adulti con modalità adatte a loro con approccio legato alla vita (lavoro, relazioni famigliari e sociali, cittadinanza…) collegato alla fede per illuminare la vita, con incontri di gruppo e confronto.
  • Gesù evangelizzava nelle case, per le strade, nei villaggi.
  • Coinvolgere le famiglie anche con momenti informali.
  • Incontri nelle case basati sulla Parola di Dio: la fede che illumina la vita
  • Educare alla preghiera nelle famiglie e nelle parrocchie con passaggi graduali, sentendosi collegati con la comunità, valorizzando il dialogo col Signore.
  • Più approfondimento e confronto con il Vangelo e meno catechismo di tipo scolastico.
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  • Ripensare la formazione come comunità educante. Non sottovalutare le sintesi legate alla Dottrina, per evitare frammentazioni e scarsa preparazione.
  • La formazione dei presbiteri sia rivista in modo globale, in base alla personalità, alle dinamiche relazionali, alla responsabilità e alle esigenze di oggi: formazione di base coi laici e a livello dei Seminari, seguita da preti e laici con esperienze di vita reale nelle comunità.

Gruppo 4 (parte 4°)

Sui nn. 44 -49 dei Lineamenti

– Non aver fretta di ‘istituzionalizzare’, ma piuttosto valorizzare i ‘ministeri di fatto’, quello che già accade nelle nostre comunità

-I ministeri sono a servizio non della conservazione, ma della missione della chiesa: vanno perciò esercitati negli ‘ambienti di vita’ del mondo e non negli spazi intraecclesiali.

-Pensare alla Parrocchia come spazio e luogo per vivere esperienze di comunità e condivisione, piuttosto che spazio e luogo per erogare ‘servizi religiosi’

-Favorire momenti di ‘ricarica’ spirituale’ sia personale che comunitaria

-Lavorare in equipe e non solo come singoli

NN 50 – 52 dei Lineamenti

-Democratizzazione delle strutture di governo.

-Difficoltà di gestione dei consigli Pastorali: si dedica troppo tempo a questioni pratiche e gestionali, devono diventare luoghi di formazione dove si allargano gli orizzonti e si prova a sognare e costruire un nuovo modo di vivere e testimoniare.

-E’ auspicabile il passaggio giuridico da organi consultivi a organi deliberativi

-Risulta spesso più positiva l’esperienza dei Consigli per gli affari economici in ordine alla corresponsabilità.

-La questione della legale rappresentanza ora totalmente a carico del Parroco è un limite per l’esercizio di una reale corresponsabilità.

-Per un cambiamento di mentalità e di prassi consolidate è importante l’ascolto e il coinvolgimento di coloro che si trovano ‘sulla soglia’, resistendo alla tentazione di volerli trascinare a forza ‘dentro’.

-Non potrebbe essere utile, profetico, liberatorio e disintossicante un ‘anno sabbatico’ per le Parrocchie e le diocesi?

PP. 53-55 dei Lineamenti

-La presenza stessa di questo capitolo segnala una situazione di diseguaglianza e mancato riconoscimento del ruolo delle donne.

-Forse non è vero che le donne non contino e non prendano decisioni all’interno della chiesa, ma rimane certamente problematica e insufficiente la leadership delle donne.

-Il continuo rinvio di ogni decisione sul diaconato femminile è spia del permanere del problema.

PP. 56-63 dei Lineamenti

(E’ mancato il tempo per affrontare con calma questi ultimi temi)

-La gestione amministrativa e economica non può ridursi a una questione puramente economica – pur ribadendo la necessità di una assoluta trasparenza dei bilanci e di pieno rispetto della legalità – ma deve aver un più ampio ‘orizzonte ideale e pastorale’.

Può essere utile il ‘bilancio di missione’ indicato al n. 60 dei lineamenti

-Per quanto riguarda la questione delle Unità Pastorali e degli eventuali accorpamenti di Parrocchie, si invita a valorizzare quanto emerge dall’ultimo capoverso del n. 63 dei Lineamenti e dell’ottava traiettoria del n. 64.