Carissimi oggi il nostro cuore è pieno di gioia nell’essere qui in questo grande Tempio di San Paolo a celebrare il centenario di fondazione delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Siamo qui innanzitutto per dire grazie! Cento anni sono un tempo (Cronos) ma che racconta un Kairos, cioè una storia di Grazia, di amore e di fedeltà al carisma ispiratore dell’opera.
La prima lettura di San Paolo ai Corinti indica ciò che ha mosso il Beato Alberione nella sua creatività carismatica: “Fratelli, annunciare il vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!”.
Questo grido di San Paolo è alla base di tutta l’opera della famiglia paolina, comprese le Pie Discepole del Divin Maestro, con le quali oggi magnifichiamo il Signore.
“Il Signore è fedele per sempre”: abbiamo ripetuto come ritornello del Salmo responsoriale.
Oggi siamo qui per contemplare ancora una volta questa sua fedeltà, che a volte può essere oscurata dalle nostre fragilità, ma siamo certi non venga mai meno.
Cento anni per una congregazione religiosa, non sono che gli esordi della sua vita e missione nella Chiesa e nel mondo, ma sono già una prova della fedeltà di Dio alle sue promesse al Fondatore, il Beato Giacomo Alberione, che ricordiamo, anticipando di qualche giorno la sua memoria liturgica.
Ci è sempre caro ricordarlo con le parole del mirabile ritratto che ne fece San Paolo VI (nel 1969, lui presente): “Eccolo: umile, silenzioso, instancabile, sempre vigile, sempre raccolto nei suoi pensieri, che corrono dalla preghiera all’opera… sempre intento a scrutare i “segni dei tempi”… il nostro Don Alberione ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi…”. Certamente egli è conosciuto soprattutto per la sua opera nel mondo della comunicazione sociale, che, allora agli inizi, si restringeva alla stampa, ma da lì a poco avrebbe visto, con ritmo incalzante, proprio in questi cento anni, uno sviluppo imprevedibile e, oggi possiamo ben dirlo, quasi ingovernabile.
Molti hanno visto Don Alberione come un profeta dei tempi moderni, ma la sua preveggenza non era solo il frutto di studi, ricerche, riflessioni: egli è stato un uomo di preghiera, fin dalla notte “che divise il secolo precedente dal corrente (per lui, il XX°)”, quando sostò a lungo in adorazione nel nostro duomo, e sentì con forza le parole di Gesù: “Venite a me, tutti”. Possiamo portare tutti a Gesù, alla Chiesa, al Vangelo, se noi per primi apparteniamo a lui, se egli è il centro della nostra esistenza, altrimenti le nostre parole non saranno vita.
Che non capiti anche a noi di ascoltare il dolente rimprovero di Gesù ai suoi discepoli, come abbiamo ascoltato nel Vangelo: “Da tanto tempo sono con voi e non mi conoscete?”; non avete una vera famigliarità con me…
Gesù nell’indicarci la via “Io vado a prepararvi un posto…. dove io vado, voi conoscete la via” ci offre un orizzonte che si riempie di speranza, quella speranza di cui il mondo di oggi ha un estremo bisogno e che le sorelle Pie Discepole hanno testimoniato e testimoniano ogni giorno con il loro apostolato e la loro vita religiosa.
Il Beato Alberione ha voluto le Pie Discepole del Divin Maestro, come una congregazione all’interno della Famiglia Paolina, che fosse prima di tutto in essa, e quindi nella Chiesa e nel mondo, memoria viva del primato di Dio e della preghiera, perché Gesù diventasse la Via, la Verità e la Vita per tutti, ma incominciando da noi, dai suoi annunciatori e testimoni. L’apostolato è solo irradiare attorno quel Gesù che vive in noi, come affermava di sé San Paolo, a cui Don Alberione guardò come apostolo e mistico.
La vostra presenza ad Alba, da dove tutto è nato, è un grande dono per la nostra Diocesi tanto da augurarci che non venga mai meno, soprattutto per l’impegno e la testimonianza nella pastorale delle nostre comunità parrocchiali, di cui esprimo la mia gratitudine.
All’intercessione del Beato affidiamo anche la Chiesa in questa stagione del cammino sinodale, giunto al quarto anno nella fase profetica e alla vigilia del Giubileo in cui ci riconosciamo tutti Pellegrini di Speranza, perché sappiamo sempre più vivere Cristo, nella consapevolezza che è lui il Maestro, l’unica Via per giungere alla pienezza della Vita, nella Verità autentica sul mondo e sull’uomo.